La fila è lunga per chi mi vuole morto: la triste profezia della Bio Instagram di Giuseppe Balboni
26/09/2018 di Gaia Mellone
«Se mi volete morto, la fila è lunga»: così aveva scritto nella sua bio di Instagram Giuseppe Balboni, il ragazzo ritrovato ieri mattina in fondo ad un pozzo a Tiola di Castello di Serravalle, ucciso con un colpo di pistola. Un profilo con 246 follower e solo 3 post, davvero pochi per un ragazzo cosi giovane. C’è però anche una dedica d’amore: «Ti amo amore ❤🔐», probabilmente rivolta alla fidanzatina, che a sua volta ha usato Instagram per dirgli addio. «Non mi hai ascoltata quando ti dicevo di smettere e mi hai lasciata qua da sola, piango tanto sai amore mio?», scrive la giovane.
Dalle poche foto che Giuseppe aveva postato su Instagram, emerge un giovane in fase di “ribellione”, se così si può dire, che posta selfie mentre fuma e foto con gli amici, con didascalie provocatorie come “fucksbirri”. Ragazzate, niente di serio probabilmente, ma che confermano le cattive compagnie di cui hanno parlato gli amici di vecchia data, abbandonati dopo le medie. Giuseppe aveva cominciato a frequentare dei ragazzi più grandi, «al di là del Ponticello». Lo stesso ponticello oltre il quale è stato ucciso.
Intervistati da “Il Resto del Carlino“, i migliori amici di Giuseppe hanno raccontato che si era infilato in giri “loschi”:«Lo sapevamo tutti che quelle erano cattive compagnie e glielo abbiamo detto, noi, a Giuseppe – raccontano i 4 – Ma non ci ascoltava, era orgoglioso. Lo seguiva e voleva stare con lui anche se, qualche volta, tornava da noi. Abbiamo provato a salvarlo… Non ci siamo riusciti». È stato proprio il gruppo degli amici di sempre ha indicare alla polizia il giovane ora in stato di fermo: «Volevamo solo essere utili. Sapevamo che lui e l’altro avevano litigato» hanno raccontato sempre a Il resto del Carlino.
Il responsabile è un suo coetaneo, che si era impadronito della calibro 38 del padre. Dopo un lungo interrogatorio ha ammesso di aver sparato a Giuseppe, ma che non l’aveva premeditato: avrebbe portato la pistola con sé per difendersi. Temeva infatti che l’incontro organizzato per il 17 settembre con il ragazzo per chiarire questioni di debito legato alla droga, sarebbe degenerato. Così è stato: secondo le ricostruzioni tra i due c’è stata un’accesa lite, culminata con il delitto e l’occultamento del corpo. Dopo aver sparato, il giovane è tornato a casa dove ha rimesso a posto pistola e munizioni, in modo che il padre, che aveva registrato legalmente l’arma, non si accorgesse di nulla. Proprio il genitore dovrà affrontare la denuncia per omessa custodia dell’arma. Intanto il pm della Procura per i minorenni di Bologna Alessandra Serra ha chiesto la custodia cautelare in carcere, in previsione dell’udienza di convalida ancora non fissata.
I genitori di Giuseppe ne avevano denunciato la scomparsa già il 17 settembre, giorno in cui è stato ucciso, con diversi appelli sui social network e a “Chi l’ha visto“, lanciando delle ricerche lunghe 8 giorni che hanno coinvolto cittadini e diverse forze dell’arma. Per primo è stato ritrovato il suo scooter Phantom f12 rosso, sul quale si era allontanato, nascosto da un cumulo di foglie vicino ad una fontana. Dopo aver rinvenuto alcuni oggetti personali e indumenti, è stato ritrovato il cadavere, in fondo ad un pozzo con una apertura molto piccola. A recuperare il corpo sono stati is sommozzatori bolognesi.
(Credits immagine: ANSA)