La mezza bufala di Salvini che ritwitta «Giudici comunisti di mer*a, spariamo prima a loro»

Il suo modo di fare, in special modo nelle ultime ore dopo la liberazione di Carola Rackete, non è mai stato morbido nei confronti di chi non la pensa come lui, ma Matteo Salvini non ha ritwittato di recente chi sui social aveva parlato di «Giudici comunisti di merda». Negli ultimi giorni, infatti, sta girando una presunta ricondivisione da parte del leader della Lega, ma si tratta di un qualcosa avvenuta in passato e per cui lo stesso attuale ministro dell’Interno aveva già chiesto scusa, addossando le responsabilità di quell’incauto gesto al suo staff che gestiva le sue pagine social.

La storia è abbastanza complessa, ma come spiega bufale.net si tratta di un mix di disinformazione e faciloneria che ha portato ad attualizzare – trasformandola in una mezza bufala – e strumentalizzare un qualcosa avvenuta nel passato. Era il 2016 e si dibatteva in Parlamento di legittima difesa e in giro per l’Italia si discuteva sui casi di commercianti o singoli cittadini che avevano utilizzato armi per difendersi da furti e rapine nelle loro case o negozi. Dal profilo social di Matteo Salvini partì quel ritweet a un post di un certo ‘Rasente i muri’ che recitava così: «La difesa è sempre legittima, giudici comunisti di merda. Spariamo a loro prima».

La vera storia di Salvini che ritwitta «Giudici comunisti di mer*a, spariamo prima a loro»

Parole violente e concetti criticabili ma che vennero ritwittati dal profilo ufficiale del segretario della Lega. Quella condivisione durò pochi minuti, forse secondi. Giusto il tempo che qualche utente riuscisse a screenshottare l’accaduto. Da lì nacquero diverse polemiche, ma già allora – tre anni fa – Matteo Salvini chiese scusa, addossando tutta la responsabilità sullo staff che curava i suoi profili social: «Smentisco e condanno nella maniera più ferma e assoluta la frase ‘sparare prima ai giudici’ che mi viene attribuita. Si tratta di un tweet delirante rilanciato per errore dallo staff e dai cui contenuti prendo e prendiamo le distanze».

Una vecchia storia decontestualizzata e riproposta

La questione, quindi, era già stata risolta nel 2016 e nelle ore successive a quell’errore del suo staff che condivise quel giudizio violento e sferzante in cui non solo si parlava di «giudici comunisti di merda», ma si invitava anche a un’azione criminale contro di loro. Una storia che risale a tre anni fa e che è tornata a circolare – decontestualizzandola – nelle ore successive a quel video in cui Matteo Salvini criticava aspramente – per usare un eufemismo – il gip di Agrigento.

(foto di copertina: ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

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