Salvini: «Il gip di Agrigento avrà bevuto un bicchiere di vino con Carola Rackete» | VIDEO
03/07/2019 di Enzo Boldi
Quando si parla di sdoganamento di un linguaggio sporco e di gogna mediatica si fa riferimento esattamente a una strategia (in special modo sui social) adottata da Matteo Salvini e da molti politici. L’ultimo esempio, il più lampante in tempi recenti, arriva dopo la notizia della mancata conferma della custodia cautelare (ai domiciliari) della comandate della Sea Watch 3. Il ministro dell’Interno, martedì sera, si è collegato in diretta-video sul suo profilo social e ha messo alla berlina il gip di Agrigento che ha firmato quella decisione, facendo allusioni sui suoi rapporti con Carola Rackete.
«Magari il signore giudice si è bevuta anche un bicchier di vino con la signorina che si è detta ricca, bianca, tedesca e magari un po’ annoiata». Questo lo sferzante giudizio di Matteo Salvini sui motivi che avrebbero spinto il gip di Agrigento, Alessandra Vella, a prendere la decisione che – in realtà – risponde direttamente alla gerarchia legislativa tra il sistema italiano e quello europeo. Una gogna mediatica che ha portato i suoi frutti, con i fan del ministro della Lega che si sono scatenati sui social dopo il «via libera» alla messa alla berlina dato da lui con quel video in diretta su Facebook.
Non poteva mancare l’attacco sessista di Salvini alla gip di Agrigento che ha annullato l’arresto di Carola Rackete: nel vaneggiante video di ieri il ministro dice che la Gip magari si è bevuta un bicchiere di vino con la capitana. Ma che problema ha il “capitano” con le donne?! pic.twitter.com/QsjjYKpkiq
— Anna Ascani (@AnnaAscani) July 3, 2019
Salvini e l’allusione al gip di Agrigento
Come scritto nelle carte dell’ordinanza firmata da Alessandra Vella sulla scarcerazione di Carola Rackete, infatti, il decreto sicurezza bis è superato dalle norme di diritto internazionale proprio per gli accordi firmati dall’Italia, come spiega in pochi tweet il giornalista David Allegranti.
Salvini e Di Maio hanno scambiato il diritto e le leggi per una diretta Facebook. Tuttavia, come spiega bene l’ordinanza del Gip di Agrigento sul caso Sea Watch 3, esiste una gerarchia delle fonti. pic.twitter.com/UT4zbw03Yj
— David Allegranti (@davidallegranti) July 3, 2019
e dell’articolo 117 della Costituzione (“la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonchè dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”).
— David Allegranti (@davidallegranti) July 3, 2019
Una decisione che si basa sulla Costituzione
Questione di diritto internazionale, quindi. Nonostante i proclami, infatti, lo stesso Matteo Salvini sapeva fin dall’origine (o almeno questo ci si aspetta da un ministro dell’Interno) che un decreto legge nazionale è gerarchicamente inferiore rispetto al diritto internazionale. Per questo motivo, come ben spiegato dal gip di Agrigento (ma Salvini non aveva letto le carte dato che si è collegato 30 secondi dopo la notizia della liberazione di Carola Rackete) si fa riferimento all’articolo 10 della Costituzione italiane e all’articolo 117 della stessa Carta. Un ministro dovrebbe saperlo, ma la priorità era creare il caso mediatico non solo contro Sea Watch, ma anche contro il gip.
(foto di copertina: da profilo Facebook di Matteo Salvini)