Le contraddizioni di Gasparri: dice no al processo contro Salvini, ma tira in ballo Conte, Di Maio e Toninelli

14/02/2019 di Enzo Boldi

Colpire tutti per non colpire nessuno. Sembra esser questa la miglior difesa a Matteo Salvini in vista del parere della Giunta per le immunità al Senato sulle sorti del ministro dell’Interno. Maurizio Gasparri, infatti, ha inviato alla procura di Catania i famosi allegati alla memoria difensiva consegnata dal leader della Lega sul caso della Nave Diciotti. In pratica, le autodenunce presentate dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dal vicepremier Luigi Di Maio e dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli. Nel frattempo il voto della Giunta arriverà martedì 19 alle 11.

Ed è proprio su questo punto che emerge una grande contraddizione nel comportamento di Gasparri. Il presidente della Giunta per le immunità al Senato, infatti, sostiene la campagna del no al processo nei confronti di Matteo Salvini. Per far questo, però, dichiara la ‘colpevolezza’ di Luigi Di Maio, Giuseppe Conte e Danilo Toninelli consegnando alla procura di Catania – che ha aperto il fascicolo nei confronti del leghista per la gestione del caso della Nave Diciotti, in attesa di una decisione sull’immunità – il loro ‘mea culpa’.

Gasparri dice no al processo Salvini, ma inguaia il governo

Uno per tutti e tutti per uno, in pratica. Ma la mossa di Maurizio Gasparri, più che ‘scagionare’ Matteo Salvini dietro «l’interesse pubblico di governo» rischia di intasare queste responsabilità. Come riporta Il Corriere della Sera, il presidente della Giunta per le immunità al Senato parla di «corresponsabilità governativa» nella gestione del caso Diciotti e dei minori a bordo della nave della Guardia Costiera italiana.

La Procura è già conscia della «responsabilità di governo»

La Procura di Catania, inoltre, già nello scorso mese di agosto aveva tirato in ballo le responsabilità di tutto il governo per la scelta di non far sbarcare i migranti a bordo della Diciotti. I magistrati, infatti, già si chiedevano se la scelta fatta dal governo fosse «un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante». Quindi, non è una novità e la procura già era conscia di questo «atto di governo».

(foto di copertina: ANSA/GIUSEPPE LAMI)

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