Il mondo del giornalismo non si indigna per l’aggressione alla cronista di Fanpage durante l’evento PD | VIDEO

Il giornalismo scomodo viene allontanato da un evento del Partito Democratico in Campania. Dopo l’inchiesta di Fanpage che ha portato alle dimissioni di Roberto De Luca, figlio del governatore della Campania Vincenzo De Luca e assessore al comune di Salerno, Gaia Bozza – cronista della testata – è stata aggredita da alcuni militanti dei dem campani.

GAIA BOZZA, GUARDA IL VIDEO DELL’AGGRESSIONE

All’evento era presente tutta la famiglia De Luca al completo, dal papà Vincenzo, passando per l’assessore dimissionario Roberto, fino ad arrivare a Piero, candidato nelle liste del Partito Democratico alle elezioni politiche del 4 marzo 2018. Gaia Bozza ha cercato semplicemente di porre alcune domande che sarebbero servite come supporto all’inchiesta portata avanti dalla testata. Eppure, la donna è stata allontanata tra spintoni e urla: «Ma tu chi c***o sei? – le ha urlato una donna – De Luca è il meglio, non questa immondizia». In un altro caso, una delle presenti in sala ha sfogato la sua rabbia contro la telecamera, rischiando di farla cadere.

GAIA BOZZA, LA SOLIDARIETÀ DELLA POLITICA. E QUELLA DELLA STAMPA?

La giornalista di Fanpage ha ricevuto una solidarietà trasversale da parte del mondo della politica. Il messaggio più forte è stato lanciato dal leader politico del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio, ma anche il Partito Democratico ha voluto esprimere la propria vicinanza a Gaia Bozza. Tuttavia, lo stesso non può dirsi per il mondo del giornalismo che – inspiegabilmente – si è diviso proprio sull’inchiesta di Fanpage.

Ieri nel corso della puntata di Non è l’Arena su La7, ad esempio, Tommaso Cerno (ex direttore de L’Espresso e attuale candidato del Partito Democratico alle prossime elezioni) e David Parenzo hanno attaccato il metodo utilizzato da Fanpage per portare avanti la sua inchiesta giornalistica su Roberto De Luca, in modo particolare per l’utilizzo di un ex boss della Camorra nell’ambito del reportage che ha portato alle dimissioni dell’assessore al comune di Salerno.

Ma anche altre prestigiose firme si sono scagliate contro il lavoro di Fanpage: Antonio Polito – direttore del Corriere del Mezzogiorno -, ad esempio, ha affermato: «La vicenda giudiziaria campana ci consegna oggi un altro debutto assoluto, quello della inchiesta giornalistica condotta da un ex camorrista che fa l’agente provocatore, e che propone affari sporchi a politici e funzionari per vedere chi abbocca. Si tratta di un unicum nel mondo occidentale». Nel suo articolo di ieri, Polito contesta il metodo Fanpage e afferma di non aver ancora capito «se De Luca abbia compiuto o intenda compiere reati».

Quello che ha fatto Fanpage rappresenta senz’altro un’evoluzione di quella che può essere definita un’inchiesta da insider. Un tempo erano i giornalisti a infiltrarsi in determinati ambienti per poterli raccontare dall’interno. I cronisti della testata, invece, hanno utilizzato una figura molto nota nell’ambiente, che ha addirittura rafforzato la portata di quanto emerso, proprio a causa del suo vissuto. Il rischio che sta correndo oggi il mondo della stampa italiana è quello di guardare il dito mentre questo ci sta indicando la luna.

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