Cinema e teatri, Franceschini duro con chi protesta: «Non avete capito la gravità della situazione»
La salute prima di tutto, per il ministro Franceschini, che ha voluto rispondere alle numerose proteste arrivate da tutto il paese per la chiusura di cinema e teatri
26/10/2020 di Ilaria Roncone
Dario Franceschini comincia il suo videomessaggio esprimendo costernazione per la situazione e sottolineando che per l’Italia è un grande sacrificio quello di tenere cinema, teatri e sale da concerto chiuse visto il panorama culturale che ci ritroviamo. Dopo la premessa, però, si prende la libertà di rispondere a chi ha mosso le critiche «con la stessa franchezza». Dice apertamente: «Ho l’impressione che non si sia percepita la gravità della crisi e che non si siano percepiti i rischi del contagio in questo momento. Verrebbe da chiedersi perché quando sono stati chiusa ugualmente i teatri e i cinema in marzo non c’è stata questa ondata di proteste. Forse non si è capito a che punto siamo», sottolinea il ministro per i bene e per le attività culturali.
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Franceschini: «Scelta non legata all’importanza delle attività»
Fa presente i dati, il ministro, e evidenzia la salita dei contagi da aprile («il lockdown) ad oggi non citando però l’aumento dei tamponi fatti. «Avevamo il dovere di intervenire subito e prima si interviene con misure più drastiche possibili, più facilmente si blocca quella crescita esponenziale della curva», si accalora Franceschini. Non si tratta di una scelta basata su una gerarchia e sull’importanza di un’attività rispetto a un’altra, ha precisato: «Sarebbe assurdo scegliere così ed è un dibattito piuttosto stucchevole».
L’esigenza è quella di «ridurre la mobilità delle persone»
Il ministro dice chiaramente che la motivazione per chiudere «tutte le attività dopo le 18 è quella di ridurre la mobilità delle persone». Cinema e teatri, dunque, sarebbero stati chiusi seguendo lo stesso ragionamento che ha spinto a chiudere bar, ristoranti e locali: le persone vi si recano solitamente la sera. «Mi impegno perché questa chiusura sia il più breve possibile», ha aggiunto, «ma dipende ovviamente dall’andamento epidemiologico». Dice di assumersi le responsabilità, insieme a chi governa, e se si sta facendo bene lo dirà il tempo. Franceschini parla di «responsabilità diretta di questa scelta» e invita a «metterci tutti dalla stessa parte». Lancia infine un appello ai personaggi del mondo dello spettacolo e della cultura perché veicolino un «messaggio di coesione sociale», vista anche la lettera del celebre direttore d’orchestra Riccardo Muti a Conte.