Fontana contestato davanti al tribunale, ma ai pm dice: «La zona rossa spettava a Conte»

Attilio Fontana non vuole essere accusato di superficialità nel non aver adottato misure preventive per il contenimento della diffusione del coronavirus in Lombardia. L’istituzione della zona rossa nei primi giorni di marzo che avrebbe dovuto isolare Nembro e Alzano Lombardo, i due comuni della bergamasca dove era stato individuato il secondo importante focolaio di coronavirus in Lombardia, era «pacifico» che fosse una decisione che «spettava al Governo», nella persone del premier Giuseppe Conte, dal momento che era già stato inviato l’esercito. È quanto ha affermato il governatore lombardo Attilio Fontana, sentito ieri per circa due ore in Procura a Bergamo. Dichiarazioni simili a quelle dell’assessore al Welfare Giulio Gallera, anche lui convocato come persona informata sui fatti. Fontana avrebbe pure fornito chiarimenti sul caso del pronto soccorso dell’ospedale di Alzano e negato di aver ricevuto pressioni dal mondo economico, sempre in merito alla mancata creazione di una zona rossa. In più gli sarebbero state poste domande sulle delibere regionali relative alle Rsa.

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Il legale di Attilio Fontana, Jacopo Pensa, ha dichiarato che «il presidente della Regione Lombardia è stato convocato dai pm in qualità di persona informata sui fatti con lo spirito autentico di ascoltare una persona che ha contribuito ad accrescere il loro patrimonio conoscitivo sulle vicende relative al coronavirus». Per l’avvocato Pensa, Fontana «ha contribuito a chiarire eventuali dubbi».

In mattinata, un gruppo di cittadini si è radunato davanti al tribunale per contestare Attilio Fontana, reo di non aver saputo affrontare al meglio l’emergenza coronavirus in Lombardia. Le persone, tra cui anche alcuni sindacalisti, hanno srotolato uno striscione bianco con scritto «Fontana, Bergamo non dimentica» e un insulto in rosso. La protesta in particolare riguarda la mancata istituzione della zona rossa nel bergamasco. Con un altro cartello si contestano anche gli industriali lombardi: «Confindustria. No zona rossa in Valseriana. Tranquilli ci ha pensato Fontana», si legge. Nel mirino anche l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera e Stefano Scaglia, presidente della Confindustria di Bergamo. Un manifestante con un megafono ha spiegato i motivi della protesta: «15mila morti in Lombardia, non ci dimenticheremo di questa strage».

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