Per Zangrillo, i focolai di oggi in Italia «non sono focolai di malattia»
29/06/2020 di Gianmichele Laino
Alberto Zangrillo, primario del San Raffaele, uno dei dieci firmatari della lettera indirizzata alle istituzioni italiane in cui si illustrava lo stato attuale dell’ospedalizzazione da coronavirus e si esprimevano ancora una volta dubbi sul contagio degli asintomatici, è intervenuto nella trasmissione di Raitre Mezz’ora in più, affermando che, attualmente, i focolai di coronavirus che si stanno sviluppando in Italia non sono in realtà «focolai di malattia».
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Focolai di malattia, il concetto spiegato da Zangrillo
Occorre chiarire questa espressione, che mai prima di ieri era stata utilizzata nel dibattito pubblico sul virus. Come si fa a dire che non ci sono focolai di malattia, se le persone sono risultate positive a un test – quello del tampone – che rileva la presenza di coronavirus nel corpo e che, quindi, mostra il contagio di Covid-19?
«Per me – ha detto a Mezz’ora in più -, questi focolai non hanno senso. In Florida c’è stata un’esplosione di infezione, quindi di soggetti infettati ma non malati. Anzi, la mortalità è passata dal 6,7 allo 0,4. In Italia abbiamo una serie di focolai che vanno controllati e identificati ma non equivalgono al focolaio di malattia. Ho parlato con Napoli, dove c’è stata finale coppa Italia e la paura di assembramento e non c’è un malato al Cotugno o al Monaldi».
Secondo il primario del San Raffaele, non ci sono focolai di malattia e l’Italia deve ripartire
Il primario del San Raffaele ha affermato – come sta sostenendo ormai da diverso tempo – che il virus abbia, in questa fase, assunto un comportamento diverso con il suo ospite, cercando una sorta di convivenza con lui. Non è detto che in futuro il suo comportamento possa cambiare ancora e tornare a essere più aggressivo, sempre secondo Zangrillo, ma al momento la situazione in Italia sarebbe sotto controllo: «Il Paese ha bisogno di ripartire – ha detto il medico – e adesso lo sta facendo solo per un terzo».