Perché si parla di fire challenge e di TikTok per quello che è successo a un 14enne ustionato ad Arezzo
Ancora una volta si cerca di ridurre tutto a un concetto un po' troppo netto: riprendersi mentre si dà fuoco agli oggetti è una tendenza precedente all'invenzione di TikTok stessa
18/04/2022 di Gianmichele Laino
Fare un titolo che metta in correlazione la «fire challenge su TikTok» e quello che è successo a un 14enne ad Arezzo sembra essere un esercizio stilistico sin troppo scontato, quasi un luogo comune del giornalismo digitale che si è occupato di casi simili negli ultimi anni. Nonostante questi ultimi si siano ripetuti, è ancora difficile individuare una narrazione che metta in fila i fatti così come si sono verificati, senza eccessive banalizzazioni. La notizia è che venerdì mattina, con le scuole chiuse e i ragazzi in casa, un 14enne della provincia di Arezzo ha avuto un incidente con delle sostanze ustionanti (si parla di una bottiglia d’alcol che avrebbe preso fuoco) «per partecipare alla fire challenge su TikTok». Da qui, ovviamente, sono partite una serie di riflessioni e di attacchi al social network dei video perché non riuscirebbe a mettere un limite a queste “sfide” pericolose che si aggirano sulle sue timeline. Cerchiamo di mettere in fila i fatti.
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Fire challenge a Arezzo, cosa si può dire in merito a questo fatto di cronaca
Effettivamente, su TikTok è presente l’hashtag #firechallenge e i risultati per questo stesso hashtag sono moltissimi e vari. Nella maggior parte dei casi c’entra il fuoco (in molti altri, invece, è utilizzato in maniera ironica o fuori dal contesto semanticamente più semplice: essere on fire può anche suggerire una metafora per un qualcosa di “entusiasmante”): banalmente, anche quando si accende un barbecue (per cui il fuoco è un elemento necessario) su TikTok viene utilizzato l’hashtag #firechallenge. In altre circostanze, si usano fiammiferi o, addirittura, batterie per innescare delle piccole fiammate.
È un qualcosa che è nato su TikTok? No. Ci sono diverse testimonianze di “fire challenge” che risalgono persino al 2015, tre anni prima rispetto alla nascita di TikTok così come siamo abituati a vederlo oggi. Solitamente, questi video venivano caricati su YouTube, ma anche su altre piattaforme social. Dunque, è sbagliato raccontare che la fire challenge sia qualcosa tipica di TikTok.
A spostare l’attenzione su questa narrazione, come al solito, c’è il concetto di challenge su TikTok. È vero che questa parola viene utilizzata moltissimo nei video caricati su questa piattaforma, ma a questo termine non va data per forza una accezione negativa. Nella maggior parte dei casi – come è stato più volte sottolineato dagli stessi responsabili di TikTok – la challenge è una performance, un tentativo di mostrare agli altri una propria attitudine e di condividere delle skills. L’azienda, tuttavia, è consapevole che a volte le challenge possono essere vittime di distorsione. Per questo, ultimamente, ha potenziato la propria attività di moderazione in questo senso: nel mese di febbraio, infatti, il team della sicurezza di TikTok ha preso un provvedimento importante. «Nel caso in cui gli utenti – spiegavano da TikTok – tentino di cercare contenuti contrassegnati come bufale o sfide potenzialmente pericolose, gli utenti vengono reindirizzati a una nuova guida in-app che li incoraggia a seguire il processo in 4 passaggi per gestire le sfide online. Continueranno poi a essere bloccate le ricerche di contenuti che violano le Linee Guida della Community».
Ora, una mossa del genere non può essere considerata onnicomprensiva. Ci sarà sempre l’adolescente che, per emulazione (ma – attenzione – non è detto che questa emulazione avvenga per qualcosa visto su TikTok), cerchi di riprodurre dei comportamenti pericolosi. Quello che bisogna valutare, in questi casi, è piuttosto il singolo utilizzo dello “strumento TikTok”, evitando, da parte della stampa, delle generalizzazioni che potrebbero amplificare – questa volta sì – un effetto emulazione.