La rabbia di Fedez contro il Codacons che aveva diffidato GoFoundMe sulle donazioni per il coronavirus
27/03/2020 di Redazione
Una lotta a distanza, a colpi di comunicati stampa e di Instagram Stories, tra Fedez e Codacons. L’innesco della discussione è stato senz’altro l’esposto, presentato dall’associazione che si occupa di difesa dei consumatori, nei confronti della piattaforma GoFoundMe, quella scelta da Fedez e Chiara Ferragni (ma anche da tanti altri personaggi noti e da tanti istituti sanitari che si sono attivati in questa emergenza coronavirus) per raccogliere fondi da destinare alle strutture ospedaliere in un momento di particolare difficoltà per il sistema sanitario nazionale.
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Fedez e Codacons, il contrasto a suon di comunicati e Instagram Stories
Il Codacons, infatti, ha diffidato la piattaforma e ha chiesto l’intervento dell’Anti Trust per verificare alcuni aspetti che ritiene non chiari nei processi di donazione, come ad esempio alcuni costi connessi alle transazioni con carta di credito. Secondo Fedez, che ha prodotto una serie di Instagram stories per denunciare quanto accaduto, il Codacons potrebbe bloccare, con la sua opposizione, migliaia di euro destinati agli ospedali proprio in questo momento così difficile.
«Io vorrei sottolineare una cosa – dice Fedez -. Noi, ancor prima dell’antitrust (come giustamente sta facendo), abbiamo chiesto a Gofundme di prendere una parte di profitto e di girarli agli ospedali colpiti dall’emergenza. E siamo riusciti a tirar su 250 mila euro che Gofundme ha deciso di darci e che abbiamo destinato agli ospedali di Bergamo, Cremona e Policlinico di Milano. E adesso un’associazione riconosciuta da tutte le istituzioni italiane propone di buttare nel cesso milioni di euro raccolti per gli ospedali pubblici? Il policlinico di Milano è una campagna su Gofundme, l’ospedale di Bergamo, l’ospedale di Cremona».
Fedez e Codacons, la questione sulle donazioni su GoFoundMe
Inoltre, Fedez ha accusato il Codacons di aver promosso una campagna di crowdfunding per aiutare l’associazione, inserendo un richiamo al coronavirus all’interno del banner che chiede di effettuare donazioni: «Sul loro sito ufficiale avviano una campagna, per supportare il Codacons contro il coronavirus. Quindi io penso, immagino che se vado a donare qui sto aiutando qualcosa che riguardi il coronavirus. Invece, scopro che potrò dare soldi soltanto all’associazione dei consumatori che con il coronavirus non c’entra niente».
La campagna a cui fa riferimento Fedez riguarda la possibilità di supportare direttamente il Codacons che, come altre realtà, si trova in difficoltà in questo momento. Al di là della scelta più o meno opportuna, è giusto sottolineare come il banner non riporti direttamente a una scheda di pagamento, ma a una pagina del sito del Codacons che spiega la destinazione degli eventuali fondi raccolti.
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La replica della Codacons:
«Intanto dobbiamo ringraziare questo signore, che credo sia un cantante, ma non ne sono certo, perché stiamo ricevendo moltissime donazioni da tanti che non sapevano si potesse fare ed ora grazie a lui lo sanno. Fedez non ha capito niente, noi raccogliamo fondi per le denunce, diffide, ricorsi in questo momento di emergenza. Sono già 42 le cose fatte e sì, sono fondi a sostegno del Codacons, ma per l’emergenza Coronavirus. Noi abbiamo chiesto con un atto formale al governo che i soldi siano versati direttamente sul conto della Protezione Civile, perché almeno è un ente pubblico, e non si rischia che i privati non le destinino a chi devono. Le percentuali che rimangono al privato tra l’altro sono elevatissime: oltre ad un 2,9% di costi di incasso, c’è anche un sistema che individua una percentuale, indicata in una piccolissima postilla che può essere modificata ma quasi nessuno legge, che regala il 10% al privato. Del resto stiamo parlando di gente che passa la vita dentro un armadio o in alberghi di lusso, vendono l’immagine di un bambino di due anni contro tutte le norme internazionali a tutela del fanciullo e che si vende l’acqua della fontana a 9 euro al litro: non mi sembra ci sia altro da aggiungere».