Non solo X: NewsGuard ha individuato fake news su Gaza anche su Facebook, Instagram e TikTok

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Tutte le principali piattaforme social sono coinvolte nella diffusione di informazioni false e teorie della cospirazione a partire dall'attacco di Hamas di sabato scorso

Nel monografico di oggi, Giornalettismo ha parlato di come X sia uno dei maggiori veicoli di disinformazione su quanto sta accadendo in questi giorni (tralasciando, dunque, tutto lo storico di un conflitto senza tempo) in Medio Oriente. Dalla lettera della Commissione Europea inviata a Elon Musk (ma anche a Zuckerberg), passando per l’inchiesta del New York Times sulla lentezza nella rimozione dei contenuti illegali, fino ad arrivare alla risposta di chi guida la piattaforma. Tante facce della stessa medaglia che, però, non devono lasciare da parte anche il ruolo di moltissime altre piattaforme nella diffusione di notizie false e ricostruzioni quantomeno fuorvianti. Perché le fake news su Gaza e dintorni sono sparse a macchia di leopardo in tutto l’ecosistema social.



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A rivelarlo è NewsGuard che, proprio nella giornata di oggi – giovedì 12 ottobre – ha lanciato il suo Centro di monitoraggio della misinformazione sul conflitto tra Israele e Hamas. All’interno di questo rapporto – che sarà aggiornato attraverso un database dedicato, seguendo le dinamiche già utilizzate in passato per altri eventi simili – non si parla solamente di X, ma anche del ruolo di piattaforme come Instagram, Facebook e TikTok nella proliferazione di bufale e narrazioni inesatte (e parziali) di quel che sta accadendo in Medio Oriente, a partire da sabato 7 ottobre. Il social di Elon Musk, però, sembra avere un ruolo preponderante in questa diffusione di una narrativa basata su fake news su Gaza e sulla situazione tra Israele e Hamas:



«Su X, molti degli utenti che hanno diffuso i video falsi risultano “verificati”, il che significa che, essendo abbonati al servizio premium della piattaforma, il raggio d’azione dei loro post falsi o fuorvianti viene amplificato dall’algoritmo di X. Inoltre, la spunta blu potrebbe far pensare a chi non ha familiarità con le policy di X che l’identità o addirittura la credibilità dell’utente siano state “verificate”». 

Ancora una volta, dunque, si fa riferimento alla dinamica delle spunte blu a pagamento. Quello che un tempo era un simbolo di affidabilità, ormai ha perso il proprio valore e serve solamente a distinguere chi ha scelto di pagare un abbonamento da un utente base.



Fake news su Gaza, il primo report di NewsGuard

Il centro di monitoraggio di NewsGuard ha sottolineato, in particolare, come le strategie utilizzate per diffondere bufale sul conflitto deflagrato in modo imponente sabato scorso siano le stesse già viste nel corso delle prime fasi dell’invasione russa dell’Ucraina. Per esempio, vengono utilizzate immagini e video non relativi a questi giorni, oppure vengono diffusi contenuti tratti da videogiochi di guerra e spacciati per “live footage” da quelle zone. E tra le bufale più diffuse, tra riferimenti a un presunto false flag e misinformazione, ci sono quattro macro-categorie che raccolgono tantissime narrazioni sbagliate, ma proliferate sui social network:

Enormi problemi che i social network faticano a contenere. Spesso e volentieri, sono proprio le dinamiche delle piattaforme a consentire il proliferare di contenuti errati e falsi. A tutto ciò si unisce una lentezza nel monitoraggio delle segnalazioni fatte dagli utenti.