Ex-Ilva di Taranto: studio conferma aumento di tumori in città
06/06/2019 di Francesco Collina
Il quinto rapporto SENTIERI, pubblicato dalla rivista dell’Associazione italiana di epidemiologia, ha confermato l’eccesso di mortalità a Taranto a causa dell’inquinamento provocato dal complesso industriale dell’ex-Ilva. «La mortalità generale e quella relativa ai grandi gruppi è in eccesso. Nella popolazione residente – continua lo studio – risulta in eccesso la mortalità per il tumore del polmone, mesotelioma della pleura e per le malattie dell’apparato respiratorio, in particolare per le malattie respiratorie acute tra gli uomini e quelle croniche tra le donne».
Ex-Ilva e la situazione nei siti industriali in Italia
Il rapporto – che analizza tutti i siti italiani dove le industrie manifatturiere industriali mettono in pericolo la salute pubblica della popolazione esponendola a rischi ambientali – ha rilevato un eccesso globale di decessi rispettivamente di 5.267 persone di sesso maschile e 6.725 di quello femminile. Nello specifico le morti dovute a cause oncologiche riguardano 3.375 uomini e 1.910 donne in tutti i luoghi del territorio nazionale analizzati nel periodo compreso fra il 2006 e il 2013.
Giovani e neonati hanno maggiori probabilità di sviluppare malattie oncologiche
Lo studio ha analizzato per la prima volta anche la percentuale di malattie oncologiche o meno legate alla popolazione infantile e adolescenziale. Ben 173, infatti, sono stati i casi di tumori maligni registrati nelle età compresa fra 0 e 29 anni di cui ben 39 in età pediatrica e 5 nel primo anno di vita. «In età pediatrica – specifica lo studio – si osserva un numero di casi di tumori del sistema linfoemopoietico in eccesso rispetto all’atteso al quale contribuisce sostanzialmente un eccesso del 90% per quanto riguarda il rischio di linfomi. In età giovanile (20-29 anni) si evidenzia – invece – un eccesso del 70% per l’incidenza dei tumori della tiroide».
Lo studio, uscito in concomitanza con lo scontro politico sulle sorti della bonifica dell’area produttiva, rischia di peggiorare la situazione economica e ambientale della regione, dove, oltre ai danni alla salute pubblica del sito produttivo, si è aggiunta la recente crisi economica dell’acciaio che ha portato l’azienda a mettere in cassa integrazione per 13 settimane 1400 dipendenti così come annunciato ieri a sorpresa dall’amministratore delegato di Arcelor Mittal.