Ex Ilva, cassa integrazione per 1400 dipendenti

È arrivata a sorpresa la notizia data dall’Ad di Arcelor Mittal, Ex Ilva di Taranto.  Un massimo di 1400 dipendenti finirà in cassa integrazione per tredici settimane. Il motivo, stando alle sue dichiarazioni, è una «grave crisi del mercato».

Ex Ilva, cassa integrazione per 1400 dipendenti

I gestori del complesso siderurgico ex Ilva di Taranto hanno confermato che incontreranno al più presto le organizzazioni sindacali, ma il motivo che ha spinto a mettere in cassa integrazione 1400 dipendenti al giorni per 13 settimane è una crisi del settore. L’azienda ha parlato di un calo di commesse dovute ad una riduzione del consumo di acciaio. Una situazione che però è diffusa e che non colpisce solo l’Italia e lo stabilimento di Taranto: «Le condizioni di mercato sono davvero critiche in tutta Europa. Ci tengo a ribadire che sono misure temporanee, l’acciaio è un mercato ciclico» ha spiegato l’amministratore delegato Matthieu Jehl sottolineando che la scelta è stata molto «difficile» e che questo non va a inficiare gli impegni presi sia sul piano industriale che ambientale.

L’annuncio arriva ad un mese di distanza dalla decisione di ridurre la produzione primaria, a partire proprio dallo stabilimento Tarantino, dove si era passati da sei a cinque milioni di tonnellate di acciaio. La decisione di far scattare la cassa integrazione però ha sollevato le ire dei sindacati. «Decisione inaccettabile» ha commentato Usb chiedendo l’apertura di un tavolo al Mise al più presto per «palese inaffidabilità dell’acquirente che non rispetta l’accordo sottoscritto».

L’azienda ha fatto sapere che incontrerà al più presto le organizzazioni sindacali, con cui ArcelorMittal si era già scontrata nei mesi scorsi, quando il giudice aveva emesso la condanna per comportamento antisindacale per via di assunzioni e dichiarazioni di esubero poco chiare. «È un gioco sulla pelle dei tarantini – ha continuato Usb –  Oltre alla pressione fisica a cui sono sottoposti a causa delle emissioni inquinanti, vengono umiliati dal punto di vista occupazionale».

 

 

(Credits immagine di copertina; ANSA/LUCA ZENNARO)

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