Anche Eva Giovannini, dopo Augias, spiega perché non ha senso inserirla nella lista dei “filo-putiniani”
La giornalista della Rai ha scritto un editoriale su La Stampa per spiegare il poco senso dell'operazione che l'ha vista, suo malgrado, protagonista
01/07/2022 di Redazione
L’antefatto è stato ampiamente spiegato su questo giornale. Fidu e Open Dialogue hanno presentato a Montecitorio, in una conferenza che ha visto tra i suoi partecipanti anche esponenti del Partito Democratico, una sorta di report relativo a giornalisti e uomini di cultura che in Italia diffonderebbero disinformazione sul conflitto russo-ucraino. Tra questi nomi, oltre a Corrado Augias e Oliver Stone (e diversi giornalisti della Rai), anche Eva Giovannini. La giornalista ha avuto modo di esprimere il suo punto di vista grazie a un editoriale pubblicato su La Stampa.
LEGGI ANCHE > La risposta di Augias a chi lo ha inserito nella lista degli attori della disinformazione sulla guerra in Ucraina
Eva Giovannini esprime il suo punto di vista sulla lista dei presunti disinformatori sull’Ucraina
Il titolo del suo articolo è emblematico: Il metodo putiniano utilizzato contro di me. Essere inserita in una lista di persone che diffonderebbero disinformazione filo-russa senza nessun tipo di appiglio se non una sua vecchia intervista, nel 2018, all’ideologo Dugin, sembra davvero una beffa incredibile. Oltre a essere un principio metodologicamente poco trasparente: perché inserire nella lista dei disinformatori sulla guerra dei giornalisti che, semplicemente, stanno facendo il proprio lavoro, intervistando in maniera critica – anche prima dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia – chi esprime il punto di vista di Mosca sulla situazione geo-politica attuale?
«È in Russia che compilano elenchi di cronisti/e e indesiderati/e» – scrive Eva Giovannini sulla Stampa, dopo aver ringraziato Massimo Giannini per lo spazio che ha voluto concederle sul suo giornale. Il principio portato avanti dalla cronista è che le liste dei giornalisti non si fanno e non sono degne di un Paese dalla tradizione democratica. Inoltre, Eva Giovannini ha affermato che i giornalisti sono testimoni del loro tempo e che «tutti quelli che è necessario intervistare, si devono intervistare».
La riflessione conclusiva è magistrale e si inserisce nel solco della spiegazione che già nella giornata di ieri aveva fornito Corrado Augias, anche lui inserito – suo malgrado – all’interno di questa lista di “disinformatori sulla guerra in Ucraina”: «In Italia, sta passando il subdolo pensiero che non vadano mostrate mai, per nessuna ragione, idee difformi dalle idee giuste».