La risposta di Augias a chi lo ha inserito nella lista degli attori della disinformazione sulla guerra

Il giornalista di Repubblica ha voluto replicare con un articolo a Fidu e Open Dialogue che hanno stilato un dossier presentato a Montecitorio anche dal Pd

30/06/2022 di Gianmichele Laino

Corrado Augias respinge al mittente le accuse di essere considerato uno dei giornalisti che ha contribuito, sulla Rai, a diffondere disinformazione sul conflitto in Ucraina. Il suo nome era stato inserito – accanto a quello di altri colleghi e di altri uomini di cultura – in un report di Fidu e Open Dialogue che è stato presentato a Montecitorio anche da alcuni rappresentanti del Partito Democratico. Corrado Augias ha spiegato bene, in una società in cui siamo poco abituati alla complessità e siamo totalmente appiattiti sul bianco e sul nero, come una inchiesta sulle cause che hanno portato Vladimir Putin a invadere l’Ucraina non possa affatto essere considerata una manifestazione di pensiero filo-russo. Con un articolo su Repubblica, Augias ha voluto respingere al mittente queste accuse.

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Augias risponde al fatto di essere stato inserito nella lista degli attori della disinformazione in Russia

La critica di Augias si sofferma innanzitutto sulle fonti degli estensori del report che lo vede inserito in una lista di colleghi che comprende anche Eva Giovannini, i corrispondenti Rai Alessandro Cassieri e Marc Innaro, persino il conduttore di Report Sigfrido Ranucci, oltre al docente della Luiss Alessandro Orsini, la collaboratrice del Fatto Quotidiano Donatella Di Cesare e Toni Capuozzo.

Nel criticare il report, Augias ha anche spiegato la circostanza che lo ha portato a essere inserito all’interno di quello studio: un passaggio della trasmissione Rebus su Raitre in cui cercava di capire in che modo Vladimir Putin potesse giustificare l’invasione dell’Ucraina. Augias ha persino citato il sottotitolo di quella trasmissione – la frase virgiliana tratta dalle Georgiche Rerum cognoscere causas -, sperando di sollevare la questione dal punto di vista dell’analisi profonda delle cause. Cosa che uno storico – o un giornalista – dovrebbero assolutamente fare, in qualsiasi circostanza. Eppure, oggi, anche questa operazione viene considerata propagandistica e frutto di un presunto sentimento filo-russo di alcune personalità del mondo del giornalismo e della cultura in Italia.

La conclusione di Corrado Augias non può che essere amara, una presa di coscienza di un mondo che ha rinunciato a ogni confronto culturale nel nome della discussione solo binaria: «Esorto gli estensori dell’accusa a coltivare la lettura e, volendo, a qualche parola di rammarico».

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