L’Etna torna ad eruttare: chiusa una parte dello spazio aereo

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Una nuova eruzione dell'Etna sta interessando i crateri sommitali del vulcano. Per sicurezza è stata chiusa una parte dello spazio aereo

L’Etna torna a far paura. Una nuova fase eruttiva è presente sul vulcano e interessa i crateri sommitali con boati e abbondante e intensa emissione di cenere lavica. Quest’ultima attività ha portato l’Unità di crisi della Sac, società che gestisce l’aeroporto di Catania-Fontanarossa, a disporre la chiusura di un settore dello spazio aereo. Sarà consentito l’arrivo di quattro aeromobili ogni ora, mentre le partenze non subiranno limitazioni, ma potranno essere comunque soggette a ritardi e disagi. Il vulcano è costantemente monitorato dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia-Osservatorio dell’Etna.



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Il comunicato dell’INGV

L’INGV, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ha diramato un comunicato che riporta le informazioni principali della nuova attività vulcanica: «A partire dalle ore 04:30 UTC circa, le telecamere del sistema di videosorveglianza hanno mostrato un’emissione di cenere dal Cratere di NE.Il materiale fine viene disperso dai venti in direzione sud. L’ampiezza media del tremore vulcanico si mantiene su valori medi, senza mostrare variazioni significative».



L’ultima eruzione dell’Etna

L’Etna è alto 3326 metri e rappresenta il vulcano attivo terrestre più alto della placca euroasiatica. Il 21 giugno 2013 l’Unesco ha inserito l’Etna nell’elenco dei beni costituenti il Patrimonio dell’umanità. Alla fine del mese di settembre, si era verificata un’attività eruttiva simile a quella che sta interessando il vulcano siciliano in queste ore. Un pennacchio di fumo e cenere si era alzato in cielo e il materiale fine era stato disperso nell’atmosfera dai venti. La più lunga eruzione del XX secolo, durata 473 giorni, si verificò il 14 dicembre 1991: si aprì una frattura eruttiva alla base del cratere di Sud-est. La lava minacciò la cittadina di Zafferana Etnea, tanto che venne eretto un argine in terra di venti metri d’altezza che per due mesi resse alla spinta del fronte lavico.

[Credit Photo: © Sadak Souici/Le Pictorium Agency via ZUMA Press]