Niente educazione civica quest’anno, ma non date la colpa all’attuale governo

11/09/2019 di Redazione

Già si sentono echi – soprattutto online – che attribuirebbero lo slittamento dell’educazione civica al cambio di governo. Dopo che la legge che introduce il corso di studi negli istituti soggetti a obbligo scolastico era stata approvata da un’ampia maggioranza, su proposta della Lega e del Movimento 5 Stelle, lo stesso provvedimento non è stato pubblicato in tempo sulla Gazzetta Ufficiale e, quindi, non sarebbe potuto entrare in vigore a inizio anno.

Educazione civica, slitta definitivamente la sua entrata in vigore

Non solo: a quanto pare, la legge aveva avuto anche un altro problema relativo alle tempistiche. Il fatto che sia stato approvato a fine luglio (e che la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale sarebbe dovuta arrivare entro il 16 agosto) comporta un difetto di organizzazione. Le programmazioni, infatti, sono già state approntate e non sarebbe stato possibile inserire i corsi di educazione civica (da 33 ore, con un voto conclusivo per ciascun alunno) con l’imminente inizio dell’anno scolastico.

Perché non ci sarà educazione civica nell’anno scolastico 2019/2020

La decisione definitiva dello slittamento della legge che introduce l’educazione civica nelle aule, dunque, è stata presa dal Consiglio superiore dell’Istruzione, che ha giudicata non valida la soluzione d’emergenza che l’ex ministro dell’Istruzione Marco Bussetti aveva provato ad adattare in piena crisi di governo. Aveva infatti emanato un decreto d’urgenza in cui chiedeva che l’educazione civica potesse essere adottata come prova per l’anno scolastico 2019/2020, aggirando così il problema. Ma dal CSPI hanno risposto picche.

«La sua introduzione, ad anno scolastico iniziato – comunica il Consiglio superiore -, metterebbe in difficoltà le  scuole: sono 33 ore di insegnamento, ma le programmazioni sono già state fatte. La legge, sebbene vada valutata positivamente, presenta delle serie criticità nella sua piena attuazione». Niente educazione civica, dunque, almeno per quest’anno. Ma la responsabilità non è di sicuro di chi è subentrato nell’amministrazione della cosa pubblica. Semmai, i ritardi sono dovuti a chi, dopo aver esultato per l’approvazione della legge, l’ha resa impraticabile – almeno per quest’anno – con l’innesco di una crisi di governo a Ferragosto.

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