Il deputato leghista parla di un complotto delle Ong dietro la vittoria di Diodato a Sanremo
10/02/2020 di Enzo Boldi
L’alba del giorno dopo regala sempre grandi emozioni. E così, mentre l’attenzione mediatica si era spostata sulla vicenda Bugo-Morgan e la discussione in diretta sul palco dell’Ariston, c’è chi ha trovato tempo per scovare complotti dell’ultima ora che avrebbero condizionato l’esito finale di Sanremo 2020. E, leggendo i contenuti del post condiviso su Facebook, a lanciare l’allarme non poteva che essere un deputato della Lega. Si tratta del toscano Edoardo Ziello, giovanissimo parlamentare ed ex assessore comunale di Cascina, che parla di un Diodato vincitore grazie alle Ong. Eppure si pensava che le Organizzazioni non governative servissero per salvare vite umane, ma forse ci sbagliavamo: servono a pilotare i risultati di Sanremo.
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La politica sovranista-leghista ha i contorni simili a quelle fatte scoppiare ad arte – senza sapere neanche di cosa si stesse parlando – lo scorso anno dopo la vittoria di Mahmood al Festival 2019. Adesso, un tweet di Mediterranea Saving Humans ha fatto saltare dalla sedia il leghista Edoardo Ziello, rendendo evidente (secondo lui) un piano di endorsement della Ong per far vincere Diodato a Sanremo 2020.
Edoardo Ziello, il leghista che vede complotti sulla vittoria di Diodato
«Il dubbio è lecito: Festival della canzone italiana o delle ong taxi del Mediterraneo? Come volevasi dimostrare il festival è stato vinto da un amante del ‘sinistro pensiero’». Domanda a cui, forse, è meglio non dare risposta. La canzone di Diodato, infatti, non ha nulla a che fare con la politica, ma rientra nel novero dei classici e grandi testi (accompagnati da una voce straordinaria) che hanno fatto la storia di Sanremo. Quelle canzoni sui sentimenti che da anni non si ascoltavano.
Il successo grazie alla Ong
Eppure questo non sembra esser bastato e la ricerca del complotto non poteva che partire dalle dita di un leghista che ha deciso di denunciare tutto ciò (il nulla) scorrendo tra le lettere della propria tastiera. Erano belli i tempi dei politici che non utilizzavano i social e parlavano solo di politica.
(foto di copertina: da pagina Facebook + post)