Il gender gap nel mondo della tecnologia

La pandemia ha rappresentato in ogni caso uno spartiacque per questo tema: se prima la presenza delle donne in posizioni del settore tecnologico stava aumentando, dal 2020 in poi c'è stata una battuta d'arresto. Il 2023, tuttavia, è stato in controtendenza

08/03/2024 di Gianmichele Laino

Come per tanti aspetti delle nostre vite, c’è stato un pre pandemia e un post pandemia. Anche per la presenza delle donne nei settori ad alto impatto tecnologico il discrimine è rappresentato dall’epidemia di coronavirus. Mentre prima del 2020, infatti, le presenze delle donne nei ruoli legati ad aziende ad alto impatto tecnologico stavano lentamente ma costantemente aumentando, la pandemia ha fatto segnare un brusco rallentamento di questa tendenza. Con effetti che, in alcuni ambiti del settore tecnologico, si stanno avvertendo ancora oggi, a quattro anni di distanza. AnitaB.org, una non-profit che si occupa di reclutare, trattenere e far progredire le donne nella tecnologia, ha realizzato una ricerca, analizzando oltre 40 aziende di carattere internazionale che impiegano quasi 200mila persone in ambito tecnologico e ha pubblicato i suoi risultati con riferimento al 2023 appena trascorso.

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Donne in tecnologia, l’analisi di AnitaB.org

Il dato che colpisce è che su quasi 200mila dipendenti, soltanto 60mila sono donne, di cui 31mila sono donne di colore. A partire da questa base, che mostra già in maniera piuttosto evidente il gender gap nel settore della tecnologia, la non-profit ha analizzato le tendenze dell’ultimo periodo, sulla base dei dati a sua disposizione.

Nei cinque anni precedenti alla pandemia di coronavirus c’era stato un incremento della presenza femminile nel settore tecnologico. Tuttavia, entro la fine del 2020, c’è stato un calo significativo del 7,3%. Questa percentuale è stata fortemente condizionata dal calo delle presenze femminili nelle aziende del settore tecnologico al di sotto dei 1000 dipendenti. Nel 2023, in ogni caso, si è registrata – almeno quantitativamente – una inversione di tendenza.

«Ad eccezione delle stagiste – si sottolinea nel report di AnitaB.org -, nel 2023 la rappresentanza delle donne nel settore tecnologico è migliorata a tutti i livelli professionali, con i maggiori guadagni a livello dirigenziale e senior. Questa crescita del 18,6% a livello esecutivo e del 10,9% a livello senior ha un impatto positivo su tutta l’azienda, poiché la rappresentanza delle donne esperte in discipline STEM nella leadership è un significativo premonitore positivo delle donne al livello di ingresso di un’organizzazione».

Attualmente, anche il tasso di abbandono del lavoro da parte delle donne è stato pari a quello degli uomini. In passato, tuttavia, questo dato era molto più alto, contribuendo a esasperare la differenza di genere nell’impiego nel settore tecnologico.

La situazione in Italia, a livello accademico

Barlumi di speranza, come tendenza generale. Se guardiamo all’Italia, tuttavia, il quadro si complica notevolmente. Secondo una recente indagine del Miur, l’Italia è tra gli ultimi posti in Europa, con soltanto il 16,5% delle giovani che si laurea in facoltà scientifiche. Se guardiamo, poi, all’accademia, nelle aree Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) solo un professore ordinario su cinque è una donna (tra i rettori, le donne sono appena 7 su oltre 80). Ovviamente, questo dato relativo all’educazione ha i suoi riflessi anche nel settore privato, nonostante i numerosi finanziamenti che – attualmente – sono previsti per l’imprenditoria e per le start-up innovative al femminile.

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