La sindaca di Pontassieve: «La donna che ha strappato la camicia a Salvini vittima in passato di discriminazione razziale»

Ma sono state messe in circolazione notizie false sul suo conto

10/09/2020 di Redazione

Com’era prevedibile, dopo il gesto ingiustificabile dell’aggressione a Matteo Salvini (come si può notare nel video, il contatto dura circa 7 secondi, con la donna che riesce a strappare la camicia del senatore della Lega) è la donna di origini congolesi a finire nel tritacarne mediatico dei social network. Vittima di bufale e di disinformazione, la 30enne in realtà presenta elementi del suo passato che possono aver avuto un’influenza su quanto accaduto nella mattinata di ieri.

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Donna aggressione Salvini, chi è: in passato vittima di un gesto di discriminazione razziale

Lo riporta la sindaca di Pontassieve Monica Marini, che innanzitutto conferma che la donna sia impiegata nel servizio civile presso il comune, selezionata con un bando della leva civile a livello nazionale. Dunque, trovano conferma – effettivamente – le parole di Matteo Salvini che ieri, nel corso di una diretta Facebook, aveva criticato il fatto che una persona così aggressiva possa stare a contatto con fasce di popolazione come giovani e disabili.

Tuttavia, Monica Marini riporta anche un altro aneddoto sulla 30enne: «In passato lei è stata oggetto di pesanti discriminazioni: una persona gli ha sputato addosso ingiuriandola perché di colore, chiamandola scimmia, offendendola pesantemente. Questo può avere influito sul suo stato d’animo di oggi, era visibilmente confusa dopo l’episodio, sembrava non si rendesse conto. Ovviamente questo non la giustifica. Ha sbagliato».

Possibile, dunque, che la donna abbia proiettato questo odio subito sulla figura di Matteo Salvini. Stando alle cronache locali, l’episodio risale al 2019 e sarebbe avvenuto nei pressi della stazione di Pontassieve, dove la donna stava rientrando dopo aver frequentato le lezioni presso l’università di Firenze.

Donna aggressione Salvini, la bufala della condanna per spaccio

Completamente false e destituite di qualsiasi fondamento, invece, sono le accuse che le stanno rivolgendo alcuni meme e post emozionali sui social network: qui si riporta che la donna sia stata in passato condannata per spaccio, sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Si tratta di una bufala vera e propria: la donna, invece, è incensurata e non ha mai avuto problemi con la legge: anzi, stando alle testimonianze di chi la conosce, rappresenta un modello di integrazione in una piccola comunità come quella di Pontassieve.

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