Morto la medaglia d’oro europea Donato Sabia, è l’ennesima vittima under 60 in terapia intensiva a Potenza

Donato Sabia correva veloce, più dei flash delle macchine fotografiche degli anni Ottanta, con quei colori seppia che rendevano meno nitida la sua maglia azzurra. Così veloce da diventare medaglia d’oro europea indoor negli 800 metri di Göteborg. Così veloce da accarezzare il podio olimpico a Los Angeles, nel suo anno di grazia 1984. Quattro anni dopo, a Seoul, fu soltanto settimo in una finale che resta comunque uno dei momenti più alti della storia a cinque cerchi dell’atletica italiana. Oggi, il coronavirus è andato più veloce di lui e lo ha superato nell’ultima curva, quella insidiosissima del reparto di terapia intensiva dell’Ospedale San Carlo di Potenza.

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Donato Sabia, morto l’atleta italiano medaglia d’oro negli 800 metri all’europeo 1984

Una delle tante morti anomale per coronavirus in Basilicata, collegate al reparto dell’ospedale del capoluogo lucano. L’ennesimo under 60, al di sotto della media nazionale dei decessi nell’emergenza che stiamo vivendo. Donato Sabia era stato ricoverato nel reparto di terapia intensiva di Potenza in seguito all’aggravarsi delle sue condizioni di salute. L’ospedale di Potenza, dopo la morte del giornalista e blogger Antonio Nicastro, sta vivendo una fase molto delicata della sua operatività, vista l’indagine interna annunciata dal governatore della regione Basilicata Vito Bardi.

Quella di Donato Sabia non è stata, infatti, l’unica «morte giovane» a Potenza. I 15 decessi in regione Basilicata sono sempre stati caratterizzati da storie molto particolari: come quella di Giuseppe Larotonda, candidato alla segreteria regionale del Partito Democratico, la più giovane vittima in regione, morto a 38 anni. O come quella di Donato Russo, imprenditore di Paterno, scomparso a 54 anni sempre nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale del capoluogo lucano. Ospedale che ha visto la morte anche di Palmiro Parisi, rappresentante di bevande molto conosciuto a Potenza: l’uomo è stato ricoverato soltanto dopo molteplici appelli da parte dei familiari, che da tempo richiedevano un tampone per definire il suo stato di salute.

Donato Sabia e le altre morti sotto media all’ospedale di Potenza

La Regione Basilicata, in questi ultimi giorni, è al centro di diverse polemiche sulla sua gestione dell’emergenza coronavirus. Le istituzioni politiche, al di là delle scelte di avviare indagini interne sulla struttura ospedaliera del capoluogo, sembrano in sofferenza soprattutto nell’organizzazione di una mappatura efficace dei contagi sul territorio. Inoltre, stanno alzando il livello dello scontro proprio con gli operatori della sanità lucana.

Il reparto di terapia dell’ospedale di Potenza, nei giorni scorsi, aveva manifestato sorpresa nei confronti delle parole del presidente lucano Vito Bardi e si era detto convinto di aver operato nel rispetto delle disposizioni nazionali. Aveva, nel contempo, garantito il proprio impegno nel portare avanti tutte le azioni necessarie per fornire le cure più appropriate ai pazienti Covid-19. Ma una riflessione, dopo l’ennesima morte in Basilicata sotto l’età media dei decessi, deve essere alla base di un processo molto più rapido di revisione dei protocolli. Qualcosa, da qualche parte della catena assistenziale, non sta funzionando.

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