Distanziamento a bordo dei treni: ecco cosa prevedeva la normativa pubblicata dal Mit venerdì scorso

03/08/2020 di Enzo Boldi

Nonostante le smentite di rito, non sembra esserci stata grande coesione tra i ministeri sul caos del distanziamento sui treni. Questa mattina, ospite di Agorà (su Rai 3), Paola De Micheli ha sottolineato come nessuna recente normativa potesse portare al ripristino della messa in vendita del 100% dei posti a bordo sui convogli a lunga percorrenza. Questo è vero, ma la stessa direttiva portava a un ampliamento dei posti disponibili su ogni singolo treno, con alcune eccezioni che – al netto di quanto poi accaduto – hanno generato grande confusione e proteste.

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Partiamo dalla dichiarazione rilasciata questa mattina dalla Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti (che ricalca in pieno una nota pubblicata dal Mit sabato 1 agosto): «Abbiamo mandato al ministero della Sanità questa ipotesi che non prevede il riempimento al 100%, questa ipotesi consentiva un maggior riempimento che sarebbe potuto arrivare fino al 70% con alcune regole di protezione. Abbiamo proseguito in questa valutazione progressiva della capacita’ di questi treni e il 14 luglio le linee guida sono state introdotte nell’ultimo dpcm. Noi poi ci siamo trovati di fronte a un quadro epidemiologico mutato, qualche contagio in più, una curva che ha ricominciato a crescere, abbiamo valutato in armonia che fosse il caso di approfondire ulteriormente».

Distanziamento sui treni, la normativa del 31 luglio del Mit

E che il 100% della capienza non fosse prevista è scritto nella normativa pubblicata sul sito del Mit il 31 luglio. Leggiamo, in particolare, questi passi.

È consentito derogare al distanziamento interpersonale di un metro, a bordo dei treni a lunga percorrenza, nei casi in cui:

  • l’aria a bordo venga rinnovata sia mediante l’impianto di climatizzazione sia mediante l’apertura delle porte esterne alle fermate, i flussi siano verticali e siano adottate procedure al fine di garantire che le porte di salita e discesa dei viaggiatori permangano aperte durante le soste programmate nelle stazioni, nonché nel caso in cui siano adottati specifici protocolli di sicurezza sanitaria, prevedendo in particolare la misurazione, a cura del Gestore, della temperatura in stazione prima dell’accesso al treno e vietando la salita a bordo in caso di temperatura superiore a 37,5 °C;
  • siano disciplinate individualmente le salite e le discese dal treno e la collocazione al posto assegnato, che in nessun caso potrà essere cambiato nel corso del viaggio, al fine di evitare contatti stretti tra i passeggeri nella fase di movimentazione.

Leggendo tutto ciò, sembrerebbe abolito il distanziamento in treno. Ma la nota prosegue con alcune eccezioni.

Resta esclusa la possibilità di utilizzare i sedili contrapposti (c.d. faccia a faccia) nel caso in cui non sia possibile garantire permanentemente  la distanza interpersonale di almeno un metro, ferma restando la possibilità di derogare a tale regola qualora i passeggeri siano conviventi nella stessa unità abitativa. Come pure è obbligatorio l’uso di mascherina e l’autocertificazione di ogni passeggero che al momento dell’acquisto del biglietto.

I posti faccia a faccia

Insomma, leggendo questo ultimo appunto si evince come le indicazioni non parlino di 100%, ma neanche di prolungamento del distanziamento sui treni con il 50% dei posti venduti. I posti faccia a faccia, infatti, sono una netta minoranza a bordo dei vagoni e, probabilmente, rappresentano il 20/25% (in base al modello) dei sedili disponibili. E poi, se a comprare questi posti vis a vis sono persone che fanno parte dello stesso nucleo familiare, la capienza aumenta.

(foto di copertina: da Agorà, Rai 3)

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