Il dipendente della Regione Lazio hackerato ha ipotizzato come sia potuto succedere

Il dipendente il cui account è stato bucato ha provato a ricostruire cosa potrebbe essere successo secondo quanto ricorda

06/08/2021 di Ilaria Roncone

Da quando il sistema della Regione Lazio è stato bucato non si fa che ipotizzare i retroscena più disparati che, puntualmente, vengono riportati sui giornali. Per tutta la giornata di ieri si è parlato di un presunto dipendente della società Engeenering che sarebbe stato la porta di ingresso per l’hacker tanto che, alla fine, la società stessa è dovuta intervenire con una smentita. A parlare oggi è il dipendente hackerato Lazio per provare a ipotizzare cosa possa essere successo, seppure dalla sue parole non emergano evidenze.anva

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La testimonianza del dipendente hackerato Lazio

Il Corriere della Sera ha rintracciato la persona il cui pc ha fatto da porta per la breccia hacker. Si tratta di un dipendente 61enne che lavora nella sede di Frosinone e che, attualmente, si reca in sede solo il giovedì. Il resto della settimana, per lui, si svolge in smart working. Anche lui, come tutti, legge sui giornali le ipotesi sull’attacco ma smentisce la questione siti porno. Anche l’ipotesi che sia stato il figlio, navigando, è accantonata poiché – secondo quanto riferito – nella notte in cui l’hacker ha bucato l’account il giovane era al mare e, comunque, non conoscerebbe le password dell’account del padre.

«Finora non è venuta a interrogarmi nemmeno la polizia postale – spiega il dipendente – e un tecnico del Ced lunedì è entrato, ha smontato il computer e l’ha portato via. Da quel momento il buio». Sul “come” nemmeno l’uomo stesso si è fatto un’idea precisa: «Quante chiacchiere inutili: vendermi le password? Nemmeno per un milione di bitcoin e sì che ci sistemerei la famiglia!».

Le ipotesi, tra smart working e orari di lavoro strani

Il dipendente, non avendo evidenze del come e quando, ha ipotizzato le cause possano essere state lo smart working – legame ancora da provare – o gli orari lavorativi. «Perché proprio io? Forse perché a casa lavoro in orari strani, mi sveglio alle 3 di notte e comincio a smaltire le pratiche più diverse – ha spiegato – e lo smart working è vulnerabile. La rete di casa è più fragile di quella aziendale – spiega – e in ufficio abbiamo un promemoria, spegniamo tutto, non solo i computer».

Sulla possibilità di incursioni tramite siti o phishing è chiaro: «Ogni tanto su Youtube cerco le canzoni di Franco Califano o di Pino Daniele e sto sempre molto attento alle mail farlocche, chessò quelle che ti dicono che ti si è svuotato il conto, anzi non le apro nemmeno, le cestino direttamente».

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