In Germania esultano per l’indice di contagio allo 0,7 (in Italia è allo 0,8 ma i toni sono meno entusiastici)

Toni entusiastici in Germania, dove il ministro della Salute Jens Spahn ha affermato che adesso l’epidemia di coronavirus è sotto controllo all’interno del Paese, dal momento che l’indice di contagio (il famoso R0) è arrivato allo 0,7. Per questo motivo, il numero dei contagiati è inferiore rispetto al numero dei guariti e si può guardare con ottimismo alla fase della riapertura e del rilancio dell’economia. Queste parole hanno concesso un’ondata di entusiasmo per la Germania, ritenuta uno dei Paesi che meglio ha saputo affrontare l’emergenza da coronavirus.

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Differenza Italia-Germania nella gestione dell’emergenza coronavirus

Se resta effettivamente ampia la differenza tra il numero dei morti tra la Germania e l’Italia (4352 in Germania, 22.745 nel nostro Paese), è pur vero che le misure di contenimento, applicate prima a partire da Roma e poi da Berlino, hanno dato un esito piuttosto simile. Al momento, come comunicato dal ministro della Salute tedesco, l’R0 si attesta intorno allo 0,7, mentre in Italia – nella giornata di ieri – è stato comunicato che questo valore sarebbe pari allo 0,8. Inoltre, la Germania esulta perché il numero di guariti in 24 ore supera quello di nuovi contagi nello stesso arco di tempo.

Nella giornata di ieri, in Italia, questo rapporto era evidente, con più di 2000 persone guarite a fronte di 355 nuove persone contagiate. Perché allora i toni e i livelli di entusiasmo sono differenti? Cosa porta la Germania a essere più ottimista su una fase 2 che, dalle parti di Berlino, sembra essere pronta alla partenza, mentre in Italia si cerca ancora di frenare e di rimandare l’avvio degli esercizi commerciali.

Differenza Italia-Germania, gli aspetti che allontanano i due Paesi

La differenza, con ogni probabilità, è data proprio dal numero sproporzionato di decessi. In Germania, unico Paese in Europa da questo punto di vista, il rapporto contagi-decessi è stato molto basso, migliore dell’Italia, ma anche di altre nazioni UE (si pensi a Spagna, Francia, Belgio) e di altri Paesi come la Gran Bretagna che hanno comunque pagato un tributo molto alto di vittime al coronavirus. È questa la principale differenza sulla linea ottimistica da perseguire. Poi, c’è stata la diagnosi precoce, con i tamponi fatti anche agli asintomatici. Ciò ha permesso, chiaramente, di poter intervenire anche in anticipo con la comparsa dei primi sintomi, favorendo il decorso della malattia (la diagnosi precoce è un elemento che può fare la differenza tra i pazienti con coronavirus).

La Germania è pronta a ripartire, inoltre, perché non si è mai realmente fermata. Il lockdown si è limitato alle scuole (che inizieranno a riaprire i cancelli in maniera graduale dal 4 maggio, a partire dalle classi impegnate con gli esami), agli esercizi commerciali più piccoli e al divieto sui grandi eventi di massa (come i concerti). Le industrie non si sono mai fermate e hanno continuato la loro produzione. Anche questo sta facendo la differenza nella percezione del virus così distante tra Germania e Italia.

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