Dialogo con Diego Gavagnin su come cambieranno energia e ambiente dopo il coronavirus

03/05/2020 di Redazione

Il coronavirus ha segnato delle cesure sotto ogni punto di vista. Non soltanto da quello economico o delle dinamiche sociali, ma anche dal punto di vista delle risorse energetiche. Diego Gavagnin si occupa di comunicazione e sviluppo di progetti energetici, ma la sua esperienza nel settore è decennale: capo ufficio stampa di Enea, poi direttore relazioni esterne dell’Autorità dell’energia fino al 2005, quando ha fondato QuotidianoEnergia, negli ultimi anni ha promosso le conferenze sul gas naturale liquefatto e sulla cyber security nel settore dell’energia.

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Ci sono state degli aspetti evidenti, collegati soprattutto alla nostra vita quotidiana, che ci hanno fatto percepire una certa diversità nel nostro rapporto con l’energia: «Al di là del lockdown, quello che ci ha colpito di più è stato il blocco del traffico – dice Gavagnin – e il conseguente risparmio su benzina e gasolio. Il prezzo del carburante è sceso anche se in Italia, per via delle accise, non quanto ci si sarebbe aspettato. Vero: una parte di questo risparmio la utilizzeremo per pagare le bollette dell’elettricità, visto che stando in casa ne consumiamo di più. Ma anche da questo punto di vista i costi delle materie prime per produrre energia elettrica sono scesi, quindi anche l’impatto sarà relativo».

Diego Gavagnin, l’energia e l’ambiente dopo il Coronavirus

A livello macroeconomico, invece, il processo sarà più a lungo termine. Possibile, secondo Gavagnin, che un prezzo più basso delle materie prime delle fonti energetiche tradizionali possa rallentare gli investimenti sulle rinnovabili: «In Italia i sistemi energetici danno lavoro e muovono il mercato. Con un prezzo del petrolio così basso, gli investitori potrebbero essere scoraggiati a puntare sulle rinnovabili. Ma resto comunque ottimista. Soprattutto il petrolio, infatti, ha subito uno shock fortissimo che ha avviato più di una riflessione sul fatto che qualcosa, dal punto di vista energetico, dovrà pur cambiare».

La crisi legata al coronavirus ha rimesso al centro il tema dell’ambiente. Ci ha fatto comprendere che soltanto insieme, con una visione comune e con un reciproco soccorso globale potremo superare le difficoltà: «È il sentimento popolare mondiale, una novità assoluta, di cui parla l’antropologo Jared Diamond – prosegue Diego Gavagnin -: abbiamo capito che il superamento della crisi è legato ai comportamenti dell’uomo. Lo stiamo vivendo con il coronavirus, è molto probabile che ciò avverrà con l’emergenza climatica. Io credo molto nel valore delle immagini: per me, che sono veneziano, ha avuto un grande impatto vedere i cavallucci marini nei canali della città. La natura che si riprende i propri spazi è un’immagine potente, che avrà un impatto anche sulle generazioni senior, quelle che minimizzano di più quando si parla di clima».

E anche le compagnie energetiche stanno entrando in questa dinamica di soccorso alla società: «Le compagnie petrolifere – conclude Gavagnin – hanno compreso che i propri know-how sono indispensabili alla ricerca. Penso ad alcune società italiane, come Eni, che hanno messo a disposizione della ricerca per il vaccino le proprie potentissime capacità di calcolo. Se si otterrà un vaccino in breve tempo, probabilmente, sarà anche dovuto a questo. Test umani, ma virtuali».

Il Green New Deal

Infine, c’è il capitolo Europa. Il Green New Deal è al centro dei programmi delle nuove istituzioni europee dopo le elezioni dello scorso anno. La crisi economica conseguente alla pandemia potrà portare a rivedere alcune priorità dal punto di vista finanziario: «Probabile che adesso anche le politiche ambientali saranno più realistiche, con investimenti su tecnologie già sperimentate, come il gas naturale liquefatto che ormai viene usato in tutto il settore dei trasporti, meno che in quello aereo. Ma – sottolinea Diego Gavagnin – – è bene che l’energia pulita faccia parte di tutto il processo, dall’inizio alla fine: non è coerente proporre auto elettriche o a idrogeno se all’inizio di queste filiere, per produrre i nuovi carburanti, utilizzo il carbone. Una delle cose più importanti da fare è il superamento di questa ipocrisia».

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