Nino Di Matteo parla delle «copertura politiche» dietro la latitanza di Matteo Messina Denaro
17/07/2020 di Enzo Boldi
Latitante da 27 anni. Oltre un quarto di secolo in cui non si è saputo più nulla di lui, se non qualche previsione grafica sul come sia diventato. Il mistero attorno alla figura del boss di Cosa Nostra, che rientra nella lista dei criminale più pericolosi al mondo, non accenna a trovare la luce in fondo al tunnel, nonostante le condanne per gli attentati di Mafia del 1993 a Milano, Roma e Firenze. Anni passati nel buio, senza farsi trovare. E proprio di questa latitanza ha parlato il consigliere del Csm. Ecco cosa ha detto, ieri sera al Tg2 Post, Nino Di Matteo su Messina Denaro.
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«Ventisette anni di latitanza non possono essere il frutto dell’abilità del fuggiasco, io mi sento di dire che una latitanza cosi’ lunga si può comprendere in funzione di coperture istituzionali e politiche – ha detto Nino Di Matteo su Messina Denaro al Tg2 Post -. Gravissimo che lo Stato non riesca ad assicurare alla giustizia un soggetto che è stato ritenuto ispiratore di quelle stragi. È grave se si considera che Messina Denaro è custode di segreti di quel periodo, di quella campagna stragista del 1993 che lo rendono in grado di esercitare un potere di ricatto nei confronti delle istituzioni».
Di Matteo su Messina Denaro e la latitanza coperta dalla politica
Insomma, Di Matteo su Messina Denaro esprime tutte le sue perplessità. Il magistrato sostiene che 27 anni di latitanza non possano essere solamente frutto di una sua abilità nel nascondersi, alludendo ad alcune coperture politiche. Il consigliere del Csm non fa nomi e cognomi, ma esprime un suo pensiero che apre una nuova discussione sulla latitanza del boss di Cosa Nostra.
I documenti di Totò Riina
«Messina Denaro è stato uno degli strateghi delle bombe, sono bombe del dialogo e del ricatto nei confronti dello Stato, chi è custode può esercitare un potere di ricatto – ha proseguito Di Matteo -. Ci sono collaboratori di giustizia come Antonino Giuffrè che sostengono che Messina Denaro sia in possesso dei documenti prima in possesso di Riina e non trovati per la mancata perquisizione del covo di Riina». Il magistrato fa riferimento a quella dichiarazione in cui il pentito parlò degli accordi tra Cosa Nostra e la P2.
(foto di copertina: da Tg2 Post)