Di Maio: «Il Pd ci fa male come la Lega»
28/10/2019 di Enzo Boldi
Da «Mai col Pd» a «mai più col Pd». Come si cambia, presto. Repentinamente. Lo schiaffone preso in Umbria dall’alleanza civica tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico segna un punto di svolta nella giovane esistenza del governo giallorosso. Il Pd prosegue sulla strada del patto a prescindere (anche a livello nazionale), a la botta ricevuta – in termini di (non) consensi – dai pentastellati porta a riflessioni ben diverse. Non si tratta di un addio all’esperienza del Conte-2, ma una presa di coscienza di cosa si era e cosa si è diventati. E Luigi Di Maio ne parla in termini quasi genetici.
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«Il governo non c’entra, però dobbiamo dirci che il Movimento sia che stia al governo con la Lega o col Pd non ne trae giovamento: il Pd ci fa male come la Lega – ha detto Luigi Di Maio ai microfoni di SkyTg24 -. Al governo ci stiamo perché non abbiamo raggiunto il 51% dei risultati e continueremo ad andare avanti così». Si sta al governo, insieme, per pura convenienza, non perché nel dna pentastellato ci sia l’esigenza di condividere il potere con qualcuno.
Di Maio e l’analisi della sconfitta in Umbria
Nel corso della stessa intervista a SkyTg24, Luigi Di Maio ha confermato l’impegno del Movimento 5 Stelle a portare avanti questo matrimonio con il Partito Democratico fino alla fine del mandato. Per i prossimi tre anni. Ma le parole amare dopo la netta e sanguinosa sconfitta umbra mostrano insofferenza nei confronti dei vecchi rivali diventati alleati contro un ‘nemico’ politico che, in questo momento, sembra essere imbattibile.
Da «Mai col Pd» a «mai più col Pd»
E se Luigi Di Maio esclude un ritorno di fiamma con Matteo Salvini, lo stesso capo politico del Movimento 5 Stelle sottolinea come l’esperienza in Umbria sia stato il primo e ultimi esperimento (a livello locale) di una candidatura congiunta insieme ad altre forze politiche. Ma diceva così anche quando parlava del Pd come del Partito di Bibbiano e ribadiva: «Mai col Pd».
(foto di copertina: ANSA/ALESSANDRO DI MEO)