Il mondo della radio rischia di tornare indietro di 21 anni a causa del decreto Sostegni bis

Il mondo della radio esprime preoccupazione per un provvedimento che danneggerebbe la registrazione degli ascolti e la raccolta pubblicitaria

26/06/2021 di Ilaria Roncone

Andare avanti tornando indietro. Questo il rischio enormemente dannoso che sta correndo il mondo della radio italiana a causa di una parte del decreto Sostegni bis, più precisamente di un emendamento in via di conversione alla Camera dei deputati che ripristinerebbe un meccanismo cancellato ventuno anni fa. Si tratta di una procedura poco chiara, quella dell’emendamento decreto Sostegni bis radio, che danneggerebbe sia le indagini sugli ascolti che la raccolta pubblicitaria minando, di fatti, alla concorrenza in questo mondo.

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Decreto Sostegni bis radio, cosa succede se passa l’emendamento?

Quello che accadrebbe, in sostanza, è che un editore radiofonico nazionale potrebbe creare un numero infinito di emittenti locali direttamente legate al marchio centrale. Una possibilità di duplicazione – così come succedeva più di vent’anni fa – che rischia di tornare a far danni rispetto alla concorrenza leale e alla trasparenza quando si tratta di rilevazione degli ascolti. Se più di una radio ha lo stesso nome, infatti, quando si faranno indagini sul gradimento non si potrà capire se chi è intervistato parli di quella nazionale o di quella locale. L’impossibilità di quantificare gli ascolti porterebbe, inevitabilmente, un danno nell’ambito della raccolta pubblicitaria.

L’appello a Giorgetti delle associazione rappresentative della radiofonia

Confindustria Radio TV e ARENTI-CORALLO, associazioni rappresentative in Italia di questo mondo, hanno fatto un preciso appello a Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo Economico. «Sarebbe davvero illogico, incomprensibile e comunque non accettabile – ha dichiarato Confindustria TV – che il decreto con le ultime misure connesse all’emergenza Covid-19 (Sostegni bis) diventasse un trenino al quale attaccare una norma sui marchi radiofonici locali». Un’azione che, in sostanza, andrebbe a « modificare radicalmente gli equilibri identitari e plurali del sistema e gli assetti come commerciali del settore, fino a creare nuove gravi distorsioni e posizioni dominanti ingiustificabili».

Gli esperti del settore parlano di «effetti distorsivi sul mercato della raccolta pubblicitaria, determinati dall’erronea rilevazione degli ascolti e dalla confusione dei marchi» se l’emendamento passasse, con danno per tutte le radio e ancor di più per quelle  locali. Anche ARENTI-CORALLO ha espresso a Giorgetti «forte preoccupazione delle imprese radiofoniche locali del proprio sistema associativo. Questo emendamento, se approvato, vanificherebbe la portata del decreto legge 30 gennaio 1999, n. 15, convertito dalla legge 29 marzo 1999, n. 78».

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