Ora il Piracy Shield ha iniziato a bloccare anche gli IP dei siti di news

Il caso di DDay.it (che, tra l'altro, è sempre stata una testata molto critica con questa piattaforma di governo): la redazione ha spiegato come, nella notte del 9 dicembre, è stata interessata da un blocco del Piracy Shield

10/12/2024 di Gianmichele Laino

Il meccanismo del Piracy Shield è talmente esposto a questo tipo di errori che tutti sapevano che, prima o poi, sarebbe accaduto anche questo. Nella galleria delle situazioni paradossali che si stanno verificando da quando lo scudo anti-pirateria ideato nell’ecosistema della Lega Serie A e sorvegliato dall’Agcom si aggiunge anche il blocco di un IP collegato a una testata giornalistica. Un effetto “di rimbalzo”, ovviamente, che non riguarda assolutamente delle violazioni o presunte tali realizzate dalla testata. Tuttavia, si sa, se il criterio per combattere la pirateria è il blocco degli IP e se si accetta pacificamente che, da tempo ormai, il web non funziona più in maniera unidirezionale (un IP, un sito internet) quello che è successo a DDay.it, testata che si occupa di tecnologia e digitale, fondata nel 2009 (uno dei progetti più longevi in Italia in questo settore molto verticale), può essere messo tranquillamente in preventivo.

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DDay.it e il blocco di un suo IP causato dall’intervento del Piracy Shield

Come vedremo in un altro articolo del monografico di oggi dedicato a questo fatto di cronaca digitale, DDay.it ha spiegato nel dettaglio quello che è successo nella serata di ieri. La testata è sicuramente molto attrezzata per descrivere le storture del Piracy Shield, dal momento che – sin dall’introduzione di questo strumento che ha lo scopo di bloccare la pirateria e la trasmissione illegale di eventi coperti dal copyright – è stata particolarmente critica (oltre ad aver fornito delle preziose informazioni tecniche) sull’efficacia della piattaforma gestita da Agcom. La notizia, poi, è facilmente rimbalzata sui social network, almeno all’interno di quel gruppo di account che stanno conducendo una significativa azione divulgativa rispetto al Piracy Shield e alle sue problematiche:

Alla collezione delle storture del Piracy Shield, la testata giornalistica mancava ancora. Le prime evidenze anomale (segnalate sin dallo scorso anno, quando la piattaforma è entrata in attività, ancor prima dell’effettiva operatività della legge che è stata approvata qualche mese fa) avevano riguardato servizi di CDN come Cloudflare, con il blocco degli IP di alcuni siti web che non avevano nulla a che fare con la diffusione di contenuto illecito. Sicuramente, il problema più grande – una sorta di mini incidente diplomatico con una delle più potenti Big Tech del pianeta – si è verificato sabato 19 ottobre, quando Piracy Shield, per diverse ore, ha reso irraggiungibile (a causa di una segnalazione che poi si è rivelata sbagliata) un indirizzo IP che permetteva l’accesso in Italia a Google Drive. Ma fino a questo momento l’azione di chi fa informazione era sfuggita alle distorsioni del meccanismo del Piracy Shield. Il tutto almeno fino al 9 dicembre, quando anche questa sorta di linea di confine è stata superata. C’è da chiedersi, dunque: visto che nessuno è al sicuro, il Piracy Shield può considerarsi anche un limite alla libertà d’informazione?

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