Daisy Osakue sul problema del razzismo in Italia: «Non mi inginocchio, è un gesto americano»
09/07/2020 di Redazione
Daisy Osakue è uno dei talenti dell’atletica leggera italiana. La sua storia è nota al grande pubblico soprattutto per un episodio di cronaca occorsole nel 2018, quando venne raggiunta da un lancio di uova che rischiò di farle perdere un occhio. Inizialmente si pensò a un gesto razzista, poi si scoprì che tutto poteva essere ascrivibile a una bravata. Nel mentre, una serie di fake news sul suo conto e di iniziative politiche piuttosto sgradevoli, soprattutto per una atleta abituata a dimostrare quanto vale sul campo.
Tuttavia, l’atleta italiana è sempre stata un forte testimonial – almeno in quella che definisce la sua ‘cerchia ristretta’ – di antirazzismo. A differenza di altri atleti, però, ci tiene a sottolineare una cosa, soprattutto dopo il grande impatto mediatico che ha avuto la morte di George Floyd, il 46enne afroamericano ucciso dalla polizia a Minneapolis.
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Daisy Osakue non si inginocchia contro il razzismo
«Inginocchiarsi contro il razzismo? – risponde al quotidiano La Stampa – Quello è un gesto americano. Uno sportivo può e deve farsi sentire, ma bisogna anche conoscere la storia. Gwen Berry, una mia collega pesista, si è inginocchiata. La ammiro, ma non la seguo. Invece, posso usare i social per spiegare il razzismo, per raccontare e per sensibilizzare le persone sulle vicende legate alle minoranze».
Per sottolineare le differenze tra l’Italia e gli Stati Uniti, inoltre, l’atleta ha detto che era stata sempre abituata a stare molto attenta sia nel corso di fermi di polizia, sia quando entrano nei supermercati con gli zainetti: «Ci sono comunità in cui davvero il colore della pelle è un dettaglio superato e realtà dove rischi per le origini che hai – ha detto Daisy Osakue -. I miei compagni mi hanno insegnato ad andare a fare la spesa senza zaino. Se lo porto pensano che voglia rubare. Con la polizia devi tacere e pensare a sopravvivere».