Covid, Crisanti mette il limite: “Provvedimenti restrittivi con 7-8mila casi al giorno”

Il professore di Microbiologia dell'Università di Padova, ospite a PiazzaPulita, ha fatto il punto della situazione dopo i recenti aumenti di casi

02/10/2020 di Redazione

Andrea Crisanti a Piazza Pulita torna a parlare sul Covid per fare il punto della situazione. E sulla situazione del virus, il professore dell’Università di Padova e dell’Imperial College di Londra, ha ribadito il suo punto di vista su mascherina e vaccino anti influenzale, spiegando che secondo lui per arrivare a provvedimenti restrittivi i casi giornalieri dovrebbero salire a quota 7-8mila.

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Crisanti a Piazza Pulita, dalle mascherine al ruolo del vaccino anti influenzale

Per Crisanti a Piazza Pulita, il programma di La7 condotto da Corrado Formigli, sul Covid ci sono una serie di questioni da chiarire, la prima è quella sulla questione della mascherina, che il professore dell’università di Padova, ribadisce che “protegge” contro il virus, aggiungendo che “se due persone hanno la mascherina chirurgica, le probabilità di infettarsi sono abbastanza basse”. Diverso il discorso sul vaccino contro l’influenza che, secondo Crisanti, “è importante” perché “sicuramente protegge contro l’influenza” ma solo col tempo “vedremo se proteggerà contro il Coronavirus”.

Richiesto poi di una soglia oltre la quale sarebbe, secondo lui, necessario riparlare di lockdown o provvedimenti restrittivi di qualunque genere, Crisanti ha spiegato che “intorno ai 7/8000 casi al giorno bisognerebbe prendere dei provvedimenti restrittivi” specificando però che “dipende da Regione a Regione” e che “se in una regione incrementano moltissimo bisogna intervenire” a prescindere.

Crisanti a Piazza Pulita sull’uso dei tamponi

Durante il suo intervento Crisanti a Piazza Pulita ha anche ribadito che sarebbe importante “implementare le misure di sorveglianza per tutelare gli infermieri, il personale, i malati e le famiglie”. Sui tamponi invece il professore dell’Università di Padova sostiene che “bisogna fare i tamponi in situazioni mirate” perché “se c’è una persona che si è infettata, qualcuno la malattia gliel’ha passata”. Una teoria sposata anche dal professor Giuseppe  Remuzzi, per il quale i test “non vanno fatti a tappeto”.

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