«Mi sono resa conto che non ho tempo per essere frustrata o stressata. Ho bisogno di aiutare le persone che si trovano vicino al confine e le persone che sono rinchiuse nelle città», ha dichiarato il fondatore del gruppo Facebook «Host a Sister», aggiungendo che «siamo così piccoli, ma siamo un paese così coraggioso. Guardiamo film sui supereroi, ma penso che i nostri soldati dell’esercito siano supereroi». Host a Sister sta diventando uno dei gruppi Facebook di riferimento per gli ucraini che trovano alloggio in Polonia. Un gruppo nato nel 2019 per dare ospitalità temporanea a donne «zaino in spalla» e turisti. Ma dall’irruzione di Putin in Ucraina, centinaia di persone di tutto il mondo – da La Spezia a Charleston -, hanno utilizzato il gruppo per aiutare i profughi ucraini. Solo nella scorsa settimana, il gruppo è stato raggiunto da 21.477 nuovi membri e ha visto la pubblicazione di 2.467 post, con tantissimi utenti che hanno offerto cibo, vestiti, alloggio ed anche biglietti aerei. Il fondatore del gruppo, Rashvinda Kaur, si dichiara molto orgoglioso della gratitudine delle persone: «all’inizio, mi sono sentito molto sopraffatto perché avevamo molto lavoro di moderazione da fare», e molto felice e grato «per tutta la gentilezza e per tutte le storie belle e felici che ne sono venute fuori».Iryna Yarmolenko ha raccontato che cosa ha fatto per lei questo gruppo Facebook.

Iryna è una professionista immobiliare di 30 anni, che si trovava a Irpin, in Ucraina, in viaggio d’affari, quando Putin, più di un mese fa, invase l’Ucraina. Si trovava a circa quattro miglia da Kiev quando alle 5 del mattino il suono delle bombe russe risuonò in tutta la città. Iryna decise di tornare a casa per prendere suo figlio e sua madre e di scappare in Polonia: «ogni giorno, è stato difficile», ha raccontato, «abbiamo pianto così tanto, ma cosa possiamo fare? È la guerra». In Polonia, però, la famiglia di Iryna non aveva contatti e, dunque, iniziò ad informarsi per reperire una sistemazione. A questo punto, un’amica di Iryna le suggerì di unirsi ad un gruppo Facebook nominato «Host A Sister», che aiuta le donne che viaggiano a trovare un alloggio. Iryna così entrò subito nel gruppo chiedendo se qualcuno fosse in grado di ospitare lei e la sua famiglia in fuga dall’Ucraina. Nel giro di un paio d’ore, centinaia di sconosciuti le risposero: «è stato pazzesco perché abbiamo avuto 3.000 reazioni, 500 commenti e 100 messaggi privati».

Per persone come Iryna, gruppi come «Host a Sister» sono diventati l’unica salvezza, anche perché la piattaforma fornisce accesso a informazioni essenziali a chi scappa dalla guerra, mentre cerca cibo e riparo. Emre Korkmaz, docente di studi sulla migrazione e ricercatore presso l’Università di Oxford, ritiene che l’informazione sia importantissima tanto quanto il riparo e il cibo: «non si tratta solo degli ostacoli fisici e dei confini che [rifugiati e migranti] devono superare. Hanno anche bisogno di un’infrastruttura digitale per ricevere informazioni vitali per il viaggio e, una volta arrivati, integrarsi nella società ospitante». Il problema rimane, però, la sicurezza degli ucraini in fuga. Alcuni moderatori del gruppo Facebook, infatti, temono che l’utilizzo del gruppo possa compromettere la sicurezza dei rifugiati, poiché sempre più persone utilizzano la piattaforma. Per impedire la divulgazione di informazioni sensibili, i moderatori hanno deciso di bloccare i commenti sui post relativi ai rifugiati ucraini, invitando i membri del gruppo a mettersi in contatto con loro in privato. Kaur a tal proposito ha fatto sapere che il gruppo approva ancora tutti i post ma che intende assicurare che «le conversazioni avvengano in privato, piuttosto che tutte le 250.000 persone vedano informazioni molto sensibili».