Cosa vuol dire che il Garante per la Privacy ha aperto un’istruttoria sull’antivirus russo Kaspersky

L'annuncio è arrivato nella giornata di venerdì 18 marzo ed è relativo alla verifica delle modalità di utilizzo dei dati sensibili degli italiani

18/03/2022 di Enzo Boldi

In Europa è già iniziata la corsa alla sostituzione (almeno su carta) dei software di protezione dai virus informatici prodotti e commercializzati da in tutto il mondo da Kaspersky. Oggi anche il Garante per privacy italiani ha deciso di aprire un’istruttoria (che non è un’accusa, ma solamente una fase valutativa per analizzare la gestione dei flussi di dati personali degli utenti nostrani) nei confronti dell’azienda russa. Sullo sfondo, ovviamente, c’è la guerra in Ucraina e la verifica della sussistenza di possibili cyber-attacchi contro cittadini e aziende italiane, proprio attraverso quei dati.

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Nel comunicato che accompagna l’annuncio dell’apertura di questa istruttoria, vengono specificate le richieste a cui la società che ha sede a Mosca dovrà fornire risposta: «Il Garante ha chiesto a Kaspersky Lab di fornire il numero e la tipologia di clienti italiani, nonché informazioni dettagliate sul trattamento dei dati personali effettuato nell’ambito dei diversi prodotti o servizi di sicurezza, inclusi quelli di telemetria o diagnostici. La società dovrà inoltre chiarire se, nel corso del trattamento, i dati siano trasferiti al di fuori dell’Unione europea (ad esempio nella Federazione Russa) o comunque resi accessibili a Paesi terzi».

Kaspersky, il Garante privacy italiano apre istruttoria

Si tratta, dunque, di un’analisi preliminare, non di un atto di accusa nei confronti della società russa. Si parla, per il momento, dei primi passi per valutare l’eventuale sussistenza di violazione delle regole. E, nel caso specifico, si cercano risposte su eventuale cattiva gestione dei dati dei clienti italiani che hanno acquistato, sottoscritto un contratto o utilizzano i software antivirus prodotti da Kaspersky. Una valutazione di uno o più rischi relativi, dunque, proprio alla gestione di quei dati personali. Dopodiché, in caso di risposte non positive, si potrebbe procedere con una vero e proprio “processo” sanzionatorio.

(foto IPP/zumapress)

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