Baldoni studia l’allargamento del perimetro cibernetico: «Al suo interno anche il settore sanitario»

Il direttore dell'Agenzia nazionale per la cybersicurezza ha parlato a La Stampa dell'attuale situazione, con il contesto della guerra in Ucraina

17/03/2022 di Gianmichele Laino

Si stanno studiando dei provvedimenti, all’interno delle istituzioni italiane, che intervengono direttamente nel settore della cybersicurezza. Innanzitutto, la legge sugli antivirus (non soltanto legge anti-Kaspersky, sia chiaro), che punta a dotare gli enti della pubblica amministrazione di prodotti che siano in qualche modo controllabili – se non addirittura realizzati – all’interno dell’ormai famoso perimetro cibernetico. Per poi rivedere, di fatti, il perimetro cibernetico stesso, allargandolo anche ad altri settori pubblici. Roberto Baldoni, il capo dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, ne ha parlato in un’intervista a La Stampa, in cui – in verità – ha semplicemente fotografato la situazione attuale, con la guerra in Ucraina che si fa sempre più cruenta, dando pochi elementi in più rispetto a quelli noti.

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Perimetro cibernetico allargato, la proposta di Baldoni

Attualmente, all’interno del perimetro cibernetico nazionale, ci sono enti pubblici, grandi società di telecomunicazioni, i big player dell’energia, ma anche infrastrutture e elementi sensibili della finanza. L’Agenzia nazionale per la cybersicurezza guidata da Baldoni – che sta cercando di costruire la sua struttura, pur essendoci scarsissima disponibilità in Italia di esperti di sicurezza informatica, sicuramente inferiore rispetto a quella che sarebbe necessaria – funge da vertice di questo perimetro cibernetico che, adesso, potrebbe essere allargato.

A La Stampa, Baldoni ha infatti parlato di un possibile inserimento al suo interno anche della sanità: una possibile conseguenza diretta della guerra in Ucraina che – come si è visto in queste prime battute – ha gettato i presupposti (senza ancora affondare, in verità) per essere considerata ibrida, concentrata non soltanto nello spazio fisico dei confini geografici di una nazione, ma anche nello spazio virtuale cibernetico che, di confini, ne ha ben pochi. Lo spettro dell’attacco alla Regione Lazio dello scorso anno è ancora presente e ha fatto suonare un campanello d’allarme non di poco conto. Per questo, in un periodo molto delicato per la sicurezza informatica, con l’agenzia che ha dichiarato di aver inviato oltre 7mila comunicazioni dall’inizio del conflitto per avvertire le aziende e le strutture pubbliche sensibili sui potenziali rischi hacker, si sta pensando di mettere sotto chiave anche il settore sanitario: se dovesse essere colpito, con la pandemia che promette recrudescenze a ondate alternate, sarebbe davvero un problema totale.

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