La Corte dei Conti e i risultati di Quota 100 «peggiori delle stime»
24/06/2020 di Enzo Boldi
Le due misure principali attuate dal governo Conte-1 sono state bocciate dalla Corte dei Conti. Si tratta dei due provvedimenti simbolo dell’esperienza condivisa tra il Movimento 5 Stelle e la Lega: da una parte il reddito di cittadinanza, dall’altra quota 100. Oggi, durante la cerimonia di parificazione del rendiconto dello Stato, il procuratore generale Fausta Di Grazia ha mostrato i numeri reali degli effetti di queste due leggi sul mondo reale dell’occupazione. Per il sussidio a tinte pentastellate i dati mostrano un incredibile – ma prevedibile – scompenso tra la spesa e l’effetto; per il provvedimento fortemente voluto e difeso (anche negli ultimi giorni) da Matteo Salvini, il risultato è migliore (ma non di tanto). La Corte dei Conti boccia quota 100 e reddito di cittadinanza.
Perché si parla di fallimento? Lo spiega Fausta di Grazia, portando numeri reali e non facendo proclami politici: «Per quanto riguarda ‘quota 100’, alla data del 31 dicembre 2019 sono state approvate 155.897 richieste di collocamento in quiescenza, pari a circa il 69% delle domande presentate». Il tutto con riverberi, inevitabili (vista la spesa sostenuta e stimata all’approvazione del provvedimento), sul bilancio dello Stato dello scorso anno.
Corte dei Conti boccia quota 100
Questione di obiettivi che, fin dalle premesse, erano stati contestati da chi sosteneva come quota 100 fosse un provvedimento più propagandistico che realmente fattuale in relazione al mondo del lavoro e al ricambio generazionale nell’occupazione. «Delle istanze accolte circa il 49% riguarda soggetti con oltre 41 anni di contribuzione, a fronte di un’anzianità lavorativa media di 40 anni – ha spiegato ancora Fausta di Grazia illustrando il giudizio di parificazione del rendiconto generale dello Stato per l’esercizio finanziario 2019 -. I risultati sono stati al di sotto degli obiettivi illustrati nella relazione tecnica che accompagnava il provvedimento, avente anche finalità di ricambio generazionale della forza lavoro».
Il ricambio generazionale mancato
Il tutto, dunque, smentisce la ricostruzione data da Matteo Salvini nei giorni scorsi, quando ha parlato di 300mila persona che, grazie al suo provvedimento, hanno lasciato il mondo del lavoro per lasciare spazio ai più giovani. Un ricambio generazionale che non è avvenuto. Nonostante i proclami elettorali e populisti. Perché quando arrivano i numeri, la realtà non può essere più condizionata a proprio piacimento. Ed è per questo che la Corte dei Conti boccia quota 100.
(foto di copertina: da Di Martedì, La7)