La Francia spia della seconda ondata: oltre 3300 casi di coronavirus in 24 ore

Sembra ripetersi, a parti invertite, quanto accaduto all'inizio della pandemia

16/08/2020 di Gianmichele Laino

È un déjà-vu la situazione del coronavirus in Francia, ma a parti invertite. A inizio marzo, quando la pandemia aveva iniziato a galoppare in Italia, erano gli altri Paesi europei a guardare con ansia al nostro Paese, facendo la conta dei nuovi casi giornalieri e tirando un sospiro di sollievo perché quello che stava succedendo a noi ancora non li riguardava. Ora, invece, è l’Italia a guardare al resto d’Europa in quel modo. Con la consapevolezza che, a marzo, quell’ondata che sembrava riguardare solo lei, alla fine, è arrivata anche negli altri stati europei. Per questo bisogna essere molto preoccupati dagli oltre 3300 contagi che si sono registrati in Francia nelle ultime 24 ore.

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Coronavirus in Francia, la situazione preoccupante delle ultime 24 ore

La situazione nell’Esagono è complessa. I focolai sotto controllo, nelle ultime ore, erano 17. Adesso sono passati a 252. E il governo sta pensando a nuove misure drastiche come, ad esempio, l’obbligatorietà delle mascherine sul luogo di lavoro, al momento solo fortemente raccomandata. Ma l’evoluzione della seconda ondata in Francia è evidente, soprattutto nelle ultime ore.

Dal 30 luglio al 13 agosto, i casi di coronavirus sono stati 17.408, più del triplo di quelli registrati in Italia nello stesso periodo. Comunque meno della metà di quelli che si sono registrati in Spagna nei primi 15 giorni di agosto (siamo a quota 37mila). Una situazione complessa, che va analizzata anche dal punto di vista dei dialoghi commerciali e – in generale – di viaggio tra Italia e Francia.

Coronavirus in Francia, il paragone con l’Italia

Nelle ultime 24 ore, il numero dei nuovi casi è arrivato a 3310 casi. In Italia, ieri, ci si è fermati a 629 nuovi contagi: 3300 casi, contagio più contagio meno, era il livello che sulla penisola si registrava intorno al 22 aprile. Ma il trend nel nostro Paese è in crescita e il timore è che possa arrivare, nel giro di un paio di settimane, agli stessi livelli transalpini. Un po’ come era successo a marzo, quando la diffusione del contagio negli altri Paesi d’Europa aveva avuto un ritardo di dieci giorni, con misure di protezione analoghe, prese esattamente dieci giorni dopo l’Italia (compreso il lockdown).

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