Coronavirus in Cina: cosa sappiamo finora e cosa consigliano gli esperti

Dall’Estremo Oriente al resto del mondo. I timori per il coronavirus 2019-nCoV hanno presto travalicato i confini della Cina per propagarsi in un Pianeta che, mai come oggi, appare sempre più ristretto. L’ultima stima parla di 213 morti e circa 9776 contagiati, mentre il virus ieri ha fatto la sua comparsa anche in Italia.  Ma di cosa parliamo, quando parliamo di coronavirus cinese?

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Coronavirus: cos’è e perché è pericoloso

Cominciamo con il dire che ciò che sta spaventando la Cina è il coronavirus 2019-nCoV ed è un ceppo, non precedentemente identificato, di una vasta famiglia di virus noti per causare negli umani infezioni respiratorie, spesso di lieve entità. Rientrano in questa categoria molti virus influenzali e parainfluenzali tra i principali responsabili, ad esempio, del raffreddore umano. I coronavirus albergano spesso fra gli animali, ma alcuni di essi sono in grado di infettare anche gli esseri umani, talvolta con elevati gradi di pericolosità. È il caso dell’epidemia di Sars, proveniente molto probabilmente dai pipistrelli È una forma di polmonite atipica apparsa per la prima volta nel 2002 nella provincia del Guangdong (Canton) in Cina e identificata da un medico italiano, Carlo Urbani. Il microbiologo morì in seguito al contagio e alle complicazioni della malattia. L’epidemia di Sars nel corso del 2003 provocò circa 800 vittime tra paesi asiatici e Canada.

O è il caso della Mers, la sindrome orientale da Coronavirus , identificata per la prima volta nel 2012. Il contagio avviene prevalentemente (anche se non esclusivamente) tra umani e cammelli infetti: il morbo ha provocato circa 858 decessi in tutto il mondo.

Ancora non è chiaro da quale animale sia responsabile del “passaggio” da animale a uomo, né se questa sia la genesi del 2019-nCoV. I ricercatori ipotizzano tuttavia che il virus sia stato diffuso dai pipistrelli ai serpenti e quindi all’uomo, ma al momento non ci sono certezze scientifiche. Quel che è certo è che questa potrebbe essere un’informazione rilevante per lo studio e la gestione della malattia e che ci sono delle affinità tra Mers, Sars e il coronavirus 2019-nCoV. Quest’ultimo avrebbe un patrimonio genetico simile per il 70% alla Sars e per il 40% alla Mers.

Come si combatte e quanto è contagioso

Al momento non c’è nessun vaccino in grado di contrastare efficacemente il virus, la terapia si basa quindi sul controllo e sull’osservazione dei sintomi dei pazienti. Gli esperti però fanno sapere che la terapia di supporto però può essere molto efficace. La buona notizia è che molti infettati sono guariti e la malattia non sembra avere l’elevato tasso di mortalità che caratterizza la Sars (10%) o la Mers (36%), anche se è presto per stabilirlo con certezza. Secondo le prime osservazioni dei ricercatori il tasso di mortalità si aggirerebbe attorno al 3%, ma la stima dipende dai numeri forniti al momento dalle autorità di Pechino.

Analogo discorso va fatto per il “tasso di contagio” (chiamato scientificamente “Tasso netto di riproduzione”) che si aggirerebbe, per l’OMS tra 1.4 e 3.8; significa che ogni persona infetta può potenzialmente diffondere la malattia fino a 3.8 persone. Anche in questo caso però non ci sono certezze e le stime potrebbero essere sovra o sottostimate. Per fare una proporzione il virus della Sars ha un tasso netto di riproduzione compreso tra 2 e 5. Generalmente più è alto il tasso netto di riproduzione di un virus, più è difficile controllare l’epidemia.

Come per tutti i coronavirus, il contagio può avvenire per “via aerea”, cioè attraverso le goccioline di saliva espulse da una persona malata con la tosse oppure gli starnuti. Ma la trasmissione del Coronavirus può verificarsi anche “poer contatto”, cioè attraverso le mani contaminate e non lavate, portate alla bocca, al naso o agli occhi. Ecco perché l’igiene personale è molto importante.

I sintomi e le strategie per evitare il virus

Il periodo di incubazione secondo gli scienziati va da sei a quattordici giorni e si è stabilito che la malattia può essere veicolata purtroppo anche da pazienti asintomatici.I sintomi più comuni del virus includono febbre, tosse secca, mal di gola e difficoltà respiratorie.Ma nei casi più gravi, l’infezione può causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale e persino la morte.
Medici e immunologi consigliano tuttavia di mantenere una buona igiene personale. Importante, in particolare, è il lavaggio delle mani con acqua e sapone o soluzioni alcoliche e delle vie respiratorie (starnutire o tossire in un fazzoletto con il gomito flesso). L’OMS inoltre sconsiglia il consumo alimentare di animali vivi o poco cotti, così come il contatto diretto con animali vivi se si visitano mercati alimentari (come quello di Wuhan). Preferibile inoltre evitare il contatto con chiunque presenti segni di febbre e tosse.

Discorso diverso va fatto per i viaggiatori provenienti da aree a rischio: se nelle due settimane successive al ritorno si presentassero sintomi respiratori va contattato immediatamente il medico di base. In caso di presenza di sintomi quali: febbre, tosse secca, mal di gola e difficoltà respiratorie è consigliabile chiamare il 118, piuttosto che recarsi al pronto soccorso. È preferibile ovviamente posticipare i viaggi non necessari in aree a rischio della Cina.

Aggiungiamo che è importante non prendere per veritiera ogni tipo di informazione presente sul web, ma è preferibile informarsi su canali attendibili come quello messo in piedi dal Ministero della Salute che ha predisposto anche un numero verde per informazioni: 1500

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