L’infettivologo Galli: «A che serve entrare uno alla volta nei negozi se poi si sta ore in fila?»

La fase 2 ha portato con sé inevitabilmente delle questioni che potevano essere facilmente immaginate, ma che adesso – con l’apertura di negozi e di esercizi commerciali – sono diventate realtà concrete. Si pensi, ad esempio, al contagio in fila, a quello che può succedere mentre si aspettano diversi minuti se non ore davanti a un esercizio commerciale, a un bar o a un ristorante. Un elemento che è stato molto evidente sin dalle prime ore del 18 maggio, quando abbiamo assistito – ad esempio – a lunghe code davanti all’Ikea di diverse città italiane.

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Contagio in fila, il monito dell’infettivologo Galli

Sul tema è intervenuto l’infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, il dottor Massimo Galli. Quest’ultimo, ospite della trasmissione Agorà, si è chiesto a cosa servisse far entrare le persone nei negozi una per volta, quando poi si trascorrono ore in fila per entrare all’interno di questo stesso esercizio commerciale.

Contagio in fila, cosa succede quando entriamo in un negozio

«La distanza di sicurezza da mantenere – ha ricordato Galli – è quella di un metro. Ma se una persona fa uno starnuto o un colpo di tosse, potrebbe non bastare la distanza di un metro e ottanta. Non dimentichiamo, poi, eventuali distrazioni mentre conviviamo, per tutta la durata della fila, con le quattro persone che stanno davanti e dietro di noi. Insomma, non serve entrare uno per volta nei negozi se poi non c’è attenzione al potenziale contagio in fila».

Insomma, le regole della fase 2, sebbene siano state scritte, prese in esame, sezionate quasi, risultano poi trovare ostacoli evidenti nella realtà delle cose. Un aspetto che non può non essere preso in considerazione se si vuole evitare una risalita della curva dei contagi e un ritorno al lockdown o a una parziale chiusura delle attività.

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