Le parole di Mario Draghi sullo spazio dato dai media ai no vax

Il Presidente del Consiglio ne ha parlato nel corso della classica conferenza stampa di fine anno all'ordine dei giornalisti

22/12/2021 di Enzo Boldi

Il tema delle ospitate di esponenti no vax in televisione (ma anche sui giornali e nelle radio) è stato oggetto di un lungo dibattito nello scorse settimane. Telespettatori, lettori e ascoltatori. Ma anche giornalisti contro altri giornalisti (o conduttori) che hanno dato e continuano a dare ampio spazio ai pensieri e alle parole di chi dice non al vaccino anti-Covid (ma anche a una serie di altre restrizioni storiche di questa pandemia) che, in alcuni casi, non erano altro che una riproposizione di ataviche bufale nate (e morte) proliferate sui social network e su alcuni siti che hanno fatto mambassa di visualizzazioni propinando fake news anche paradossali. E oggi, durante la conferenza stampa di fine anno di Mario Draghi con i giornalisti, il Presidente del Consiglio ha espresso il suo parere su queste dinamiche.

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Poche parole, in risposte a una domanda arrivata dall’amplia platea di giornalisti presenti nell’Auditorium Antonianum: «Lo spazio che una notizia riceve sui giornali e sui media dipende anche dallo spazio che le persone vogliono trovare sui media e sui giornali che vedono. Quindi, i media e i giornali spesso rispondono a quello che è il senso che loro hanno delle percezioni del Paese». Un pensiero molto rapido e che, a una prima occhiata, non dice nulla. Ma dice molto, in realtà, sullo stato di salute del giornalismo italiano. Perché, come deontologia insegna, l’interesse pubblico è uno dei criteri preminenti nella scelta che un giornalista deve fare sui temi da affrontare. Ma non è tutto.

Conferenza Draghi, cosa ha detto sullo spazio dato dai media ai no vax

Perché, poi, c’è anche quel ruolo sociale di divulgatore di verità inoppugnabili. Dare spazio a chi parla di feti all’interno dei vaccini, a chi cita numeri a sproposito e non veritieri (o anche privi di proporzione tra popolazione immunizzata e non immunizzata), a chi parla di “Grande Reset” e altre teorie della cospirazione – il più delle volte senza neanche offrire un contraddittorio serio, con puntuali smentite in diretta – è una procedura che può rispettare la libertà di espressione del pensiero. Ma, il più delle volte, provoca seri danni. Danni in quella “percezione” citata nella conferenza Draghi davanti ai giornalisti. Perché il messaggio breve del Presidente del Consiglio rappresenta il vero specchio dei media (in particolar modo di quelli italiani, ma anche all’estero non stanno messi meglio) che da tempo – e non solo da quando è iniziata questa pandemia – inseguono like, interazioni, engagement social riportando notizie che creano un dibattito polarizzato: i sì contro i no, i no contro i sì. In una situazione in cui, per ovvie dinamiche, non si potrà mai trovare una via mediana.

Le parole di Sergio Mattarella

E le parole pronunciate da Mario Draghi in conferenza stampa sono state molto più morbide – quasi affrante per la situazione – rispetto a quelle dette dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la cerimonia di scambio degli auguri di fine anno con i Rappresentanti delle Istituzioni, delle Forze Politiche e della Società Civile: «La prima difesa dal virus è stata la fiducia della stragrande maggioranza degli italiani nella scienza, nella medicina. Vi si è affiancata quella nelle istituzioni, con la sostanziale, ordinata adesione a quanto indicato nelle varie fasi dell’emergenza dai responsabili, ai diversi livelli. Le poche eccezioni, alle quali è stato forse dato uno sproporzionato risalto mediatico, non scalfiscono in alcun modo l’esemplare condotta della quasi totalità degli italiani». Due modi diversi di comunicare che, però, sono due lati della stessa medaglia. Perché le due analisi, seppur partendo da punti di vista differenti, rappresentano al meglio lo stato di salute del giornalismo (e dei media in generale) nel nostro Paese.

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