C’è un po’ di maretta dentro La7 sulla presenza (perpetua) di ospiti no vax

La questione, dopo le polemiche social, è iniziata a uscir fuori anche dagli stessi "attori" protagonisti presenti all'interno delle redazioni della varie trasmissioni

03/12/2021 di Enzo Boldi

Io sì, io no, io boh. Non parliamo propriamente di vaccini, ma di quello che nelle ultime ore sta emergendo all’interno di La7. Il tema è quello – già finito nel mirino delle critiche social, da mesi – degli ospiti no vax presenti nelle varie trasmissioni dell’emittente televisiva di Urbano Cairo. Perché ogni giorno, sempre più di frequente, nei vari studi dei vari programmi ci si ritrova davanti a personaggi che hanno ottenuto una visibilità mediatica senza precedenti. E lì, proprio all’interno di quello schermo davanti a cui siedono milioni di telespettatori, si sentono pronunciare frasi e pensieri che superano il livello del mero complottismo, sfociando in bufale propinate al pubblico.

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E le polemiche non sono mancate, non mancano e non mancheranno. Soprattutto dopo il post pubblicato da Enrico Mentana – direttore del Tg di La7 – su Facebook, in cui si dice si dice “onorato” di non aver mai avuto ospiti no vax all’interno del suo telegiornale.

«Per me mettere a confronto uno scienziato e uno stregone, sul Covid come su qualsiasi altra materia che riguardi la salute collettiva, non è informazione, come allestire un faccia a faccia tra chi lotta contro la mafia e chi dice che non esiste, tra chi è per la parità tra uomo e donna e chi è contro, tra chi vuole la democrazia e chi sostiene la dittatura».

Ospiti no vax, la lotta intestina dentro La7

In tanti hanno contestato questa linea di pensiero di Enrico Mentana, per molti aspetti. Il primo riguarda l’identità del contenitore di cui è il direttore: un telegiornale, a differenza di un talk show, deve dare notizie e non opinioni. Il secondo, quello più polemico, è il tema delle teorie della cospirazione: in tanti, infatti, hanno ricordato come nel 2006 – durante una puntata speciale di Matrix (la trasmissione che l’attuale direttore del Tg di La7 conduceva su Canale 5) – ospitò in studio, tra i tanti, anche Giulietto Chiesa (in compagnia di un altro personaggio che parlò del coinvolgimento della CIA e dei “sionisti”) e le sue teorie del complotto sull’attentato alla Torri Gemelle dell’11 settembre del 2001. Insomma, il classico caso della rete che non dimentica.

Al netto del post di Enrico Mentana sugli ospiti no vax – che, comunque, va a toccare un nervo scoperto dell’informazione in tempo di pandemia -, sempre dagli studi di La7 è andata in scena una mozione contro questa dinamica. A riportarla è stato un “personaggio esterno” all’emittente, ma spesso e volentieri grande ospite di diverse trasmissioni. Parliamo dell’ex direttore de La Stampa e de La Repubblica Mario Calabresi che giovedì sera, ospite di PiazzaPulita, ha criticato questa estenuante presenza televisiva di anti-vaccinisti e delle loro teorie bufalesche e anti-scientifiche.

Libertà di pensiero in nome degli ascolti?

Insomma, il tema è aperto e finalmente se ne dibatte (seppur tra luci e ombre) anche all’interno di La7. Molti dei protagonisti (conduttori) si sono sempre difesi dalle accuse spiegando come la libertà di espressione di pensiero sia sacrosanta e sottolineando come un dibattito debba sempre portare alla luce due linee di pensiero che pongono le proprie basi su principi differenti. La realtà dei fatti, però, mette in evidenza altro: il principio filosofico della tesi-antitesi-sintesi può avvenire solo con l’obiettivo, per l’appunto, di arrivare a una sintesi. Come fare a trovarla se un medico (che sia virologo, immunologo o altro) deve quasi “giustificare” principi scientifici davanti a un ex portuale, un’eurodeputata o una vice-questore sospesa che parlano di vaccini come oggetto del demonio e manifestano alcuni loro paradossali “principi” basati su teorie della cospirazione? Qualcuno dei diretti protagonisti sostiene che invitare ospiti no vax serva proprio per rendere palese al mondo tutte le amenità dietro cui si celano. Ma, in realtà, quelle ospitate sembrano avere effetti diversi. Da una parte, sui gruppi Telegram o similari, i vari Tuiach, Donato o Schilirò vengono visti come martiri che sacrificano la loro figura per sostenere la battaglia contro il vaccino (e tutte le altre declinazioni collegate alla pandemia. Dall’altra, invece, ci sono gli ascolti.

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