«È successa una cosa da Fabo: si sarebbe guardato intorno come un bambino, facendo mille domande»

26/09/2019 di Redazione

Le parole, dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha stabilito che – nei casi come quello di Dj Fabo – il suicidio assistito è lecito, sono lo specchio della soddisfazione. La lunghissima battaglia di Valeria Imbrogno, compagna di Fabo fino all’ultimo giorno, trova sfogo in una sorta di esultanza che lei, pugile professionista, ha voluto esprimere proprio con i termini tecnici del suo sport: «La vittoria è per un uomo che se ne è andato – dice al Corriere della Sera – tirando un pugno potente a un avversario assurdo. Ma il resto del match lo abbiamo vinto tutti insieme».

Compagna di Fabo: «Questo successo è per lui»

Valeria Imbrogno dedica la vittoria scaturita dalla sentenza della Corte Costituzionale proprio a Dj Fabo, immaginando come avrebbe vissuto questo momento di riscatto. «Si sarebbe guardato intorno con gli occhi di un bambino, facendo mille domande come sempre» – ha detto la compagna che nel corso dell’intervista al Corriere della Sera ha ripercorso tutto l’iter degli ultimi giorni di vita di Fabiano Antoniani. Dai momenti di grande intensità, insieme a quell’uomo diventato ormai prigioniero del suo corpo, fino all’unico litigio. Valeria Imbrogno rivela di essere stata addirittura cacciata di casa a un certo punto: ma l’amore è stato troppo forte e dopo 24 ore era ancora una volta accanto a Dj Fabo.

Come ha accolto la sentenza la compagna di Fabo

«Questa sentenza è una cosa da Fabo: ha fatto una cosa grandissima – ha detto la Imbrogno -. Perché lui era così: esuberante, sempre a vivere e a sognare in grande. La nostra era la vita più bella del mondo. E noi siamo riusciti a fare questo: a cambiare la vita più bella del mondo». Ovviamente, la vittoria di dj Fabo e della sua famiglia è anche la vittoria di tutte quelle persone che sono nelle sue condizioni e che adesso dovranno aspettare una legge del parlamento per poter fare quello che ha fatto lui, ma in casa loro.

La vittoria è anche di Marco Cappato, che ha accompagnato dj Fabo in quella clinica di Zurigo, rischiando una incriminazione e una pena di 12 anni di carcere per assistenza al suicidio. La Consulta lo scagiona da questa responsabilità, come lui aveva sempre sostenuto: «Bisogna mettersi in gioco – sono state le sue prime parole -: adesso siamo tutti più liberi, anche quelli che sono contrari a questa decisione».

FOTO: Ansa/Daniel Dal Zennaro

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