Come fare per distinguere un’immagine AI da una vera

Anche se gli ultimi aggiornamenti hanno ostacolato la facilità di riconoscimento, ci sono alcuni dettagli che possono aiutare a non cadere nei tranelli

29/03/2023 di Redazione Giornalettismo

Nel corso del nostro monografico dedicato al pullulare di contenuti generati dall’intelligenza artificiale, abbiamo approfondito diverse tematiche: dai casi più emblematici delle ultime settimane, alla proposta di regolamento europeo (AI Act) che dovrebbe essere approvata a breve, passando per la descrizione delle differenze tra i due principali programmi di “text-to-image” (Midjourney e Stable Diffusion) e i rischi che nell’immediato futuro si possono correre. Sia a livello meramente giornalistico e informativo, sia per quel che riguarda la disinformazione politica a scopo elettorale. Pagine di teoria e cronaca che portano alla pratica: come si fa a riconoscere le immagini deepfake? Come è possibile non distinguere fotografie reali da quelle generate dall’intelligenza artificiale.

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Fino a qualche giorno fa, esisteva un bug tecnico all’interno del programma Midjourney: non era in grado di mettere in evidenza i dettagli delle mani, quindi l’intelligenza artificiale restituiva falangi molto poco umane e, addirittura, mani con dieci dita. Insomma, quei dettagli sembravano essere la cartina di tornasole per rispondere con semplicità alla domanda “Come riconoscere immagini deepfake?”.

Come riconoscere immagini deepfake

Ora che quel problema sembra esser stato risolto, la distinzione tra immagini reali e deepfake si fa sempre più sottile. Secondo il vademecum del Garante per la Privacy italiano (pubblicato nel dicembre del 2020), bisogna sempre fare attenzione ai dettagli:

«Anche se non è semplice, si può imparare a riconoscere un deepfake. Ci sono elementi che aiutano: l’immagine può appare pixellata (cioè un pò “sgranata” o sfocata); gli occhi delle persone possono muoversi a volte in modo innaturale; la bocca può apparire deformata o troppo grande mentre la persona dice alcune cose; la luce e le ombre sul viso possono apparire anormali».

E, in effetti, questi suggerimenti non sono banali. Spesso e volentieri, le immagini generate con l’AI sembrano essere molto ben definite, ma con delle lacune. Soprattutto per quel che riguarda lo “stacco” tra il soggetto in primo piano e lo sfondo. Stesso discorso vale per i video. Ma come individuare meglio questi dettagli? Una funzione comune molto utile è rappresentata dallo zoom che permette di mettere in risalto la grana dell’immagine.

Proviamo a fare alcuni esempi pratici: un’immagine generata dall’intelligenza artificiale di una donna che indossa gli occhiali, può immediatamente restituirci la sua genesi. Nella maggior parte dei casi, soprattutto quando gli occhi hanno una montatura invisibile o trasparente, dalla “foto” emergerà che gli occhiali sono – di fatto – fusi al volto all’altezza delle lenti da vista. Oppure, un altro sintomo di un’immagine non reale è rappresentata dalle scritte testuali presenti all’interno dell’immagine (che non sono mai chiare e definite, come si capisce zoomando).

Un piccolo test

Ovviamente, gli aggiornamenti costanti dei programmi “text-to-image” renderanno la distinzione tra ciò che è reale e ciò che generato dall’AI sempre più difficile all’occhio umano. In attesa di un software o un’app in grado di distinguerle, l’invito è sempre quello di affrontare tutto ciò che si incontra online con “sospetto”, andando ad analizzare anche gli hashtag utilizzati nelle condivisioni social. Per mettersi alla prova, esiste un test-quiz messo a disposizione sul sito Diyphotography.net. Quindi immagini proposte all’utente che dovrà distinguerle tra reali e AI.

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