A che punto siamo nella fase di transizione del Cloud della Pubblica Amministrazione?

Il punto della situazione sugli ultimi dati (positivi) che riguardano la fase di transizione del Cloud Pubblica Amministrazione in corso

22/05/2023 di Redazione Giornalettismo

All’inizio di quest’anno abbiamo assistito al passaggio di testimone da AgID (Agenzia per l’Italia Digitale) a ACN (Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale) nell’ambito del Cloud Pubblica Amministrazione. Il regime transitorio – ovvero lo stato di passaggio da un’agenzia all’altra – si prolungherà fino al 31 luglio per garantire continuità dei servizi attualmente già utilizzati da parte dell’amministrazione. A prescindere da chi lo gestisca, il Cloud della PA tende sempre a un solo obiettivo: conservare in maniera sicura i dati degli italiani e le infrastrutture critiche del Paese tramite azioni e investimenti mirati.

Cosa è stato fatto in questi mesi di transizione e quali sono le ultime notizie – tra azioni e dichiarazioni -? Il programma così come era stato tracciato viene portato avanti?

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Cloud Pubblica Amministrazione, cosa succede nella fase di transizione?

Le qualifiche dei fornitori di servizi Cloud e infrastrutture dei servizi Cloud già ottenute varranno fino al 18 gennaio 2024. Per le nuove qualificazioni, invece, occorre rivolgersi all’ACN inviando un’autodichiarazione di avvenuta attestazione per il livello di qualificazione desiderato. A partire dalla data di concessione, la qualificazione è valida per dodici mesi. Dal 1° agosto – quando verrà pubblicato il nuovo regolamento ACN con tutti gli aggiornamenti delle misure tecnico-organizzative e delle modalità di qualificazione di servizi e infrastrutture Cloud – le richieste potranno essere effettuate su una piattaforma online dedicata e si entrerà nel regime ordinario.

Quello che sta accadendo in questi mesi, in sostanza, è che tutti si stanno preparando al meglio a effettuare la migrazione al Cloud sulla piattaforma PA digitale ditale 2026. Tutte le amministrazioni, infatti, sono chiamate – accompagnate dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale – a trasmettere i piani di migrazione predisposti per l’attuazione del piano. Nello specifico, entro il 2026 tute le amministrazioni dovranno trasferire i dati che custodiscono e i proprio servizi o sul PSN (Polo Strategico Nazionale) o su Cloud qualificati o su infrastrutture in grado di garantire livelli di sicurezza minimi, capacità elaborativa e di risparmio energetico e affidabilità secondo quanto definito nell’art.7 del Regolamento adottato da AGID con la Determinazione 628/2021, e relativo Allegato A.

Anche governi e istituzioni pubbliche in EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa) stanno lavorando per portare la PA nei servizi Cloud più avanzati così da promuovere l’innovazione, semplificare le operazioni e risparmiare.

Butti e i risultati oltre il PNRR

All’inizio di aprile il dato delle amministrazione che hanno aderito agli avvisi pubblici per la migrazione che il Dipartimento per la Trasformazione Digitale ha promosso era già a quota 14 mila. Si tratta di Asl, Comuni, scuole e servizi della PA che – così facendo – hanno permesso di raggiungere un traguardo importante segnato dal Pnrr (che mette a disposizione per ” Abilitazione e facilitazione delle PA locali nella migrazione al cloud” un miliardo di euro).

Il sottosegretario con delega all’Innovazione tecnologica Alessio Butti ha espresso molta soddisfazione parlando della questione: «Non solo perché abbiamo raggiunto l’obiettivo rispettando le scadenze europee, ma anche perché siamo riusciti ad ottenere un risultato persino superiore a quanto stabilito dal Pnrr – ha spiegato -. È stato possibile grazie ad un grande lavoro di squadra che ci ha visto collaborare ad ogni livello istituzionale, al fianco di dirigenti scolastici, sindaci, responsabili della transizione digitale in tutta Italia».

Quel tetto del 75% di amministrazioni locali che avrebbero dovuto scegliere il Cloud è stato quindi superato, arrivando a sfondare la soglia dell’80%. Cosa vuol dire, all’atto pratico? Come ha spiegato Butti stesso, si tratta di «un passo avanti fondamentale che permetterà di offrire servizi digitali ancora più moderni e affidabili, migliorando la vita di cittadini e imprese».

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