Civati su decreti sicurezza: «Ma quand’è che da ‘abolire’ si è passati ad ‘abbellire’?»

Il fondatore di Possibile analizza il provvedimento passato in consiglio dei ministri

07/10/2020 di Gianmichele Laino

Dalla sua ‘meravigliosa posizione’ di editore (il suo ultimo libro ha proprio questo titolo, ndr), Giuseppe Civati ha la libertà di analizzare le modifiche ai decreti sicurezza che sono passate, nella notte tra il 5 e il 6 ottobre, in consiglio dei ministri. E la prima domanda, condivisa anche con il resto di Possibile, partito di cui è fondatore, è: «Ma quand’è che da ‘abolire’ i decreti sicurezza si è passati ad ‘abbellire’ i decreti sicurezza?». Con Civati si mettono sul tavolo le misure previste e non si può fare a meno di notare che, accanto ad aspetti positivi, ci sono delle criticità evidenti che, tuttavia, non sono state affrontate.

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Civati su decreti sicurezza, il punto di vista del fondatore di Possibile

«La prima cosa che mi viene da dire – afferma Civati ai microfoni di Giornalettismo – è che la comunicazione non è stata corretta. C’è stata un’ondata di entusiasmo che, forse, avrebbe avuto bisogno delle canoniche 48 ore di riflessione. Non si può dire che ci sia stata una svolta nelle politiche sull’immigrazione, non si può gridare al grande successo per l’eliminazione dei decreti Salvini. Questa eliminazione, di fatto, non c’è».

Indubbiamente si parte da alcuni aspetti positivi. «L’allargamento della protezione umanitaria, la conversione dei permessi speciali in permessi di lavoro, i divieti di respingimenti verso quei Paesi che violano i diritti umani, il ripristino dello Sprar (anche se adesso si chiama Siproìmi o Sipròimi, non ho capito se l’acronimo è sdrucciolo), la riduzione dei tempi di trattenimento nei CPR sono aspetti positivi e ne sono contento. Ma tutto il resto?».

E per tutto il resto si intende soprattutto l’atteggiamento nei confronti delle ong, con multe ridotte ma, a differenza di prima, con rilevanza penale. Certo, ci sono delle variabili che dipendono dal contesto e che rendono queste multe applicabili o meno, ma cosa succederebbe se, tra qualche mese/anno, ci fosse di nuovo Salvini al governo con un decreto come questo in vigore? «Sono d’accordo che le sanzioni alle ong saranno molto condizionate dalla temperie politica. Una cosa è se al governo ci sono Zingaretti, Civati e Soumahoro e un’altra è se ci sarà di nuovo Salvini. Il punto focale sulle ong, invece, è che il loro apporto dovrebbe essere tutelato sempre dai trattati internazionali e dal codice della navigazione. Invece è stata inserita questa norma incomprensibile».

Civati su decreti sicurezza: «Trovo fuori luogo il tipo di comunicazione che si sta facendo»

Frutto di pesi e contrappesi? «Se mi avessero detto ‘per il momento è il massimo che possiamo fare‘ oppure ‘contiamo di intervenire meglio in futuro’, l’avrei compreso. Ma qui invece si sta tenendo una linea di esaltazione per degli aspetti che sono soltanto migliorativi (e in alcuni casi c’erano già la Costituzione e le leggi internazionali a tutelare alcuni diritti) e non risolutivi. Non condivido questo atteggiamento nei confronti della realtà. Anche perché adesso Salvini continuerà a dire che il Pd ha ‘riaperto i porti’, usando la solita espressione senza senso, mentre dall’altra parte si mantiene un impianto che Minniti prima e Salvini poi hanno contribuito a mettere in piedi».

Altro punto critico, secondo Civati, riguarda il tempo massimo per ottenere la cittadinanza (che passa da 48 mesi a 36 mesi, ma che prima era di 24 mesi) e la cosiddetta norma Willy che, approfittando dell’emotività di una vicenda di cronaca particolarmente efferata, punta a introdurre il DASPO da scuole, locali pubblici e esercizi commerciali per chi ha ricevuto denunce o condanne non definitive per spaccio e altri reati legati a questi luoghi: «La politica si è sempre fatta trascinare dall’emotività – ha affermato Civati – ma bisogna sempre valutare l’opportunità di determinate azioni. Può essere un contrappeso tra forze politiche diverse che fanno parte dello stesso governo? Non lo so, ma in quel caso bastava essere chiari e parlarne, dirlo agli elettori».

Civati su decreti sicurezza e sulla nuova società italiana

Giuseppe Civati su decreti sicurezza, insomma, non si sente affatto rassicurato: «Sarei stato più tranquillo se mi avessero detto: è un primo passo, poi andremo avanti con altre azioni in questa direzione. Invece non l’hanno detto. La sensazione è che questo sia un punto d’arrivo. Ho l’idea che manchi una visione, una prospettiva, per fare in modo che si accettino i cambiamenti nella nostra società. Con People creiamo un continuo dibattito su questi temi, diversi afrodiscendenti che collaborano con noi hanno espresso un punto di vista critico sulle modifiche ai decreti sicurezza. Questo è un segnale che la politica non ha colto».

Ma, per Civati, la politica arriverà sempre per ultima: «Sono ottimista sul fatto che la società stia cambiando. Io ho il cosiddetto bar-ometro: vedo quello che succede nei bar. In città, gli afrodiscendenti li frequentano insieme a tutti gli altri. È un passo in avanti verso quella società che vorremmo, in cui non si deve più spiegare a un ragazzo o a una ragazza (che vanno a scuola, ad esempio) che la loro cittadinanza è una questione, un tema, un problema. Non possiamo più parlare di immigrazione come se fossimo degli entomologi che la guardano dall’alto. L’Italia è un Paese verticale, accogliente, con migliaia di chilometri di coste. Lo è sempre stato, ma qualcuno se lo dimentica».

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