La disumanità di chi ha dato fuoco alle scorte per i rifugiati a Chios

04/03/2020 di Enzo Boldi

Quando un folle ideale politico va a colpire la vita delle persone, allora è il momento di fermarsi e riflettere su quei rigurgiti storici che rendono il mondo un posto peggiore di quel che pensiamo. La storia che arriva da Chios, l’isola greca nell’Egeo Settentrionale, mostra tutte le esasperazioni che portano a commettere gesti privi di razionalità e colmi di disprezzo verso il prossimo. Un gruppetto di persone ha, infatti, dato fuoco alle scorte destinate ai profughi, in un momento storico in cui l’apertura delle frontiere turche ha acuito la percezione sociale dell’invasione, motto di propaganda dell’estrema destra anche in terra ellenica.

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Il tutto è avvenuto la notte tra il 2 e il 3 marzo scorsi, quando un gruppetto di ‘estremisti di destra di Alba Dorata’, come sottolineato da testimoni di quanto accaduto, ha appiccato il fuoco nel deposito della Ong Stay Human Odv, la Onlus che dall’aprile 2018 fornisce beni di prima necessità alle persone accolte nel campo di Vial. Come raccontato dal fondatore dell’associazione Musli Alievski a Il Manifesto, in quel centro sono ospitare oltre seimila persone, mentre la capienza delle struttura è di sole 1500 unità.

Date alle fiamme le scorte destinate ai profughi

Le amministrazioni greche, quindi, hanno responsabilità per questo sovraffollamento. Ma quel che è accaduto la notte scorsa a Chios è ancora più grave perché sintomo di un’intolleranza galoppante che non guarda in faccia a niente e nessuno. «Questo era il posto di partenza di tutto, dove portavamo le donazioni, dove prendevamo quello che serviva da portare al centro – ha detto  Musli Alievski a Il Manifesto -, sopra c’erano gli appartamenti dei volontari, tutto distrutto».

Il clima teso a Chios

Tutto è andato distrutto. E l’accusa è rivolta agli estremisti di destra di Alba Dorata che sono giunti sull’isola di Chios nell’ultima settimana, dopo la minaccia di Erdogan di aprire le frontiere per far entrare nei territori dell’Unione Europea i profughi siriani in fuga dalla guerra. E il clima sull’isola è molto teso: «Vogliamo evitare ritorsioni e vendette sugli isolani che ci aiutano. In più sull’isola sono arrivati squadroni di celerini e di cosiddetti ‘volontari a difesa delle isole’. Hanno già aggredito la polizia».

(foto di copertina: da profilo Twitter di Yannis Baboulias)

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