ChatGPT, il legittimo interesse e i rischi non mitigati
Il giudizio della task force dell'EDPB sul chatbot di OpenAI sembra controverso. In realtà, mette l'azienda di Altman all'angolo
01/06/2024 di Redazione Giornalettismo
Sono arrivate le valutazioni della task force dell’EDPB (European Data Protection Bard) relativa al funzionamento di ChatGPT e alle dinamiche di web scraping per addestrare il chatbot AI di OpenAI. Da una parte, è stato riconosciuto quel che sostiene la stessa azienda guidata da Sam Altman: c’è un legittimo interesse per quel che riguarda il trattamento e l’utilizzo dei dati presenti in rete. Dall’altra, però, sono emerse molte problematiche e criticità per quel che riguarda la mitigazione dei rischi che, in molti casi, è scarsa o totalmente assente. Soprattutto per quel che riguarda alcuni articoli fondamentali del #GDPR, come quelli su trasparenza e accuratezza delle informazioni.
ChatGPT, il legittimo interesse e i rischi non mitigati
Se all’inizio, con il riconoscimento del legittimo interesse, sembra mettersi bene per l’azienda di San Francisco, proprio questa definizione – necessaria per essere compilant al Regolamento Europeo sulla Protezione dei Dati Personali – rischia di creare più di un problema a OpenAI. Infatti, l’azienda dovrà rispondere alle diverse perplessità emerse dal documento della task force. Innanzitutto, occorre una maggiore trasparenza e una più profonda tutela dei singoli interessati. Inoltre, manca completamente un sistema di anonimizzazione dei dati, principio fondamentale per poter operare in Europa.
Dunque, ChatGPT rischia una grave bocciatura dopo questo esame della task force. Un’indagine avviata dopo le mosse del Garante Privacy italiano e di quella sospensione temporanea del servizio avvenuta lo scorso anno. Quell’evento ha dato il via a una serie di approfondimenti da parte delle altre analoghe Autorità europee, facendo scendere in campo l’EDPB. Infatti, subito dopo quei fatti, anche altri Paesi hanno iniziato a indagare e raccogliere denunce.
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