Il Presidente della Uefa e «le persone che probabilmente moriranno, ma dobbiamo preoccuparci oggi?»

20/05/2020 di Enzo Boldi

Stanno facendo discutere le parole di Aleksander Ceferin al The Guardian che hanno ricordato molto da vicino quella dichiarazione rilasciata dal premier britannico Boris Johnson all’inizio della pandemia. Il presidente della Uefa, parlando della situazione Coronavirus in Europa e della ripresa del calcio – con alcuni campionati definitivamente sospesi, altri già ripartiti o in attesa di una decisione definitiva sul prosieguo della stagione – ha utilizzato toni molto ottimistici. Poi quel riferimento ai morti futuri che ci potranno essere ma che, secondo lui, non devono spaventare e bloccare la ripartenza.

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«È una situazione grave, ma ora sta andando giù e siamo più cauti. Sappiamo di più sul virus e in generale sono una persona ottimista. Non mi piace questa visione apocalittica secondo cui dobbiamo aspettare la seconda e la terza ondata o anche la quinta ondata – ha detto Aleksander Ceferin al The Guardian -. Le persone che conosci probabilmente moriranno un giorno, ma dobbiamo preoccuparci oggi?». Così ha parlato il presidente della Uefa.

Ceferin e le persone che moriranno, ma non possiamo occuparcene ora

Nel corso della stessa intervista al quotidiano britannico, Ceferin ha sottolineato come il calcio non sia cambiato neanche con la Guerra Mondiale e che molto presto, come già accaduto in passato – anche se nulla era mai stato bloccato per colpa di un virus di cui ancora si sa molto poco -, si tornerà alla normalità. E questa normalità, per il mondo del pallone, non è costituita solamente dalle partite, ma anche dagli stadi pieni di gente.

L’ottimismo Uefa e la realtà dei fatti

«Questa è una nuova esperienza  e quando ci sbarazzeremo di questo virus, le cose torneranno alla normalità – ha proseguito Ceferin -. Il calcio non è cambiato dopo le Guerre mondiali, non cambierà dopo questo virus. La gente dice che il mondo non sarà lo stesso, magari ha ragione, ma allora perché non pensare che sarà migliore? Perché non pensare che saremo più svegli, o che finalmente ci renderemo conto di quanto siamo fragili davanti alla natura? Ci sono sempre delle lezioni da imparare».

(foto di copertina: da The Guardian)

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