Cecilia Strada asfalta Salvini sui paesi dei migranti della Diciotti
11/07/2018 di Redazione
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«“In quali di questi Paesi c’è la guerra???”, si chiede Salvini. La so, la so: guerra e persecuzioni in otto su dodici dei Paesi che cita. Ho vinto qualcosa? Possono sbarcare, adesso?». Con un post sui social Cecilia Strada, a lungo a capo della macchina di Emergency, blasta il ministro degli Interni Matteo Salvini.
Il leader della Lega Nord, oltre a pretendere la discesa dei migranti a bordo della nave Diciotti in manette, si è messo a elencare i paesi di provenienza dei passeggeri salvati. Chiedendosi, con tono ironico, in quali di questi paesi c’è la guerra.
In quali di questi Paesi c’è la guerra??? pic.twitter.com/vFIHkgY7Ry
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 10 luglio 2018
Probabilmente Salvini non sa che in quei paesi la guerra c’è, eccome. Un conflitto o uno scontro tra fazioni, che trascinano morti da generazioni, non deve per forza avvenire con i potenti mezzi di qualche paese occidentale che opta per i raid. Può esserci una guerra civile o la persecuzione di qualche minoranza etnica.
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Basta saper cercare su Google per capire come ci sia guerra anche nel Pakistan. Il sito Guerrenelmondo , per esempio, raccoglie tutti i paesi in cui sono in corso guerre, conflitti e tensioni che violano i diritti umani.
Ecco qui i paesi dei migranti presenti sulla Diciotti e il numero dei gruppi terroristici che le martoriano da anni.
Pakistan – Sono 26 i gruppi terroristici presenti. O meglio le milizie coadiuvate da un inesorabile sprofondo verso i taleban. Al Qaeda c’è, è tornata e soprattutto è molto nella provincia di Khyber Paktunkhwa. Scontri tra tribù, tra le forze di sicurezza e militanti, attacchi lungo il confine tra il Pakistan e l’Afghanistan. Nel gennaio 2016 una bomba in un mercato nella regione del Kurram ha portato a 39 morti 39 vittime. A ottobre dello stesso anno 60 persone sono morte in un attentato contro il centro di addestramento della polizia a Quetta. Possiamo fare un lungo elenco di morti fino a oggi: almeno 20 persone, tra cui un importante esponente politico locale, sono morte in un attentato suicida in un comizio anti-talebani.
Ciad – La situazione è pessima. Ci sono svariate formazioni islamiste: Boko Haram al sud, il cosiddetto Stato islamico al confine con la Libia e le sigle dell’internazionalismo del Sahel a Est. Il primo ministro Albert Pahimi ha chiuso la frontiera con la Libia e le zone confinanti sono zone di operazioni militari. in pratica se esci vivo da un paese, che è in profonda crisi economica, è già un grandissimo successo.
Egitto – In Egitto si contano circa 10 nuclei che attaccano continuamente l’esercito. Inutile scrivere che, alla luce del caso di Giulio Regeni, la situazione sulla violazione dei diritti umani, è pessima. Dal 2013 al 2017 sono state imprigionate almeno 60.000 persone fra dissidenti, oppositori e presunti terroristi.
E in carcere, secondo Amnesty International, non mancano le torture.
Libia – C’è scontro tra il governo di Tobruk e quello di Tripoli (quello sostenuto da noi). Presente l’Isis, l’Esercito Nazionale Libico (alleato di Tobruk) e svariate milizie che fanno il bello e il cattivo tempo.
Palestina – Sì è guerra comunque, con Israele, da anni.
Sudan – La guerra nel Darfur ha permesso all’attuale dittatore, al Bashir, di realizzare un genocidio etnico/religioso. Al Bashir, per dire, ha un mandato della Corte Internazionale per crimini contro l’umanità. Se esce fuori dal Paese è fregato. Opposizotri in carcere, violazioni dei diritti umani, omicidi, continui. In una terra che, anche se formalmente sotto una feroce dittatura, è terra di nessuno.
Yemen – C’è una guerra che va avanti dal 2015. Da una parte quelli armati dall’Arabia Saudita, dall’altra il gruppo huthi e in mezzo gli yemeniti. Secondo dati forniti dall’Ufficio dell’Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, dal marzo 2015 in Yemen sono morti almeno 5974 civili e sono stati feriti altri 9493.
Da questa lista di paesi da pacchia sarebbero esclusi Marocco, Bangladesh, Algeria, Nepal e Ghana. Senza parlare però dei gruppi terroristici che li devastano, ogni anno.
(foto copertina con immagine da ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)