Il Codice Rocco (Casalino) contro i dissidenti del Movimento 5 Stelle

01/11/2018 di Enzo Boldi

Dopo le polemiche sul suo messaggio vocale ai giornalisti che chiedevano informazioni sulle strategie del governo dopo il crollo del Ponte Morandi di Genova, Rocco Casalino sembrava esser uscito dalla luce dei riflettori facendo il suo lavoro lontano dai clamori mediatici, ma sempre al fianco del presidente del Consiglio. Il portavoce del premier Giuseppe Conte, però, continua a lavorare nell’ombra ed è lui che si occupa della «gestione» dei ribelli del Movimento 5 Stelle. Il suo ruolo fondamentale – in termini di social – è stato ricostruito da Il Giornale.

Rinominato «Codice Rocco», facendo riferimento ai manuali di diritto penale e di procedura penale in vigore durante il ventennio fascista, i regolamenti interni al Movimento 5 Stelle sono molto chiari e il tutto – secondo quanto raccontato da Il Giornale – viene amministrato proprio da Casalino che indossa la doppia veste di portavoce della Presidenza del Consiglio e di capo della squadra social – Facebook, Twitter, Instagram e anche delle chat grilline su Whatsapp – seguendo alcuni principi fondamentali.

Casalino e la gestione social dei dissidenti

Negli ultimi giorni, alcuni deputati e senatori del M5S hanno espresso perplessità e critiche sul comportamento della base pentastellata, in special modo per quel che riguarda l’appoggio all’alleato di governo Matteo Salvini sul decreto sicurezza. Paola Nugnes, Gregorio De Falco, Elena Fattori e Matteo Mantero hanno parlato a ruota libera del «tradimento» fatto da Di Maio e dagli altri ministri ai danni degli elettori e queste esternazioni pubbliche sono state oggetto del primo punto del «Codice Rocco».

I ribelli M5S attaccati dai troll su Twitter e Facebook

Mentre la base grillina – attraverso le parole di Luigi Di Maio – annuncia che non ci saranno espulsioni, Il Giornale racconta che il controllo sui social media fatto da Casalino e dalla sua squadra abbia già portato i primi effetti: una banda scatenata di troll si sono abbattuti sui profili social dei dissidenti ribelli come segno di punizione. Secondo la ricostruzione fatta dal quotidiano diretto da Alessandro Sallusti, dietro questa macchina da guerra fatta di profili fake e insulti ci sarebbe proprio il lavoro di Rocco Casalino.

La cancellazione dalle chat Whatsapp l’ultimo passo prima dell’espulsione

Se il primo passo è quello del «trolling» sui social, i dissidenti devono stare attenti anche agli step. Secondo questo presunto «Codice Rocco», gli altri deputati e senatori non devono farsi vedere in pubblico in compagnia dei ribelli, altrimenti scatta l’accusa di complicità. Un vero e proprio isolamento. Il terzo punto, quello che apre le porte all’espulsione, è la cancellazione dalle chat di Whatsapp del Movimento 5 Stelle. Un codice che mira al riallineamento delle teste calde all’interno del partito di Luigi Di Maio che, insieme a Casaleggio, ha l’ultima voce per decidere chi resta e chi cacciare.

(foto di copertina: ANSA/ETTORE FERRARI)

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