Di Maio sulla Trenta: «Il problema non è la casa in sé, ma l’emergenza abitativa»
25/11/2019 di Redazione
Luigi Di Maio torna a parlare del caso dell’appartamento dell’ex ministro della Difesa Elisabetta Trenta. Secondo l’attuale ministro degli Esteri e leader politico del Movimento 5 Stelle, anche all’interno del partito ci sono politici che sbagliano e che, per questo motivo, riconoscono i propri errori cercando di rimediarvi. La casa Trenta torna a far discutere.
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Casa Trenta, la reazione di Luigi Di Maio a Non è l’Arena
In modo particolare, Di Maio aveva detto di aver suggerito alla Trenta di lasciare l’appartamento subito dopo l’uscita dell’articolo-inchiesta di Fiorenza Sarzanini che aveva fatto emergere il problema. Ma poi ha specificato: «Il problema non è la casa in sé, ma l’emergenza abitativa che c’è in Italia e che non consente alla classe politica di avere questi privilegi».
Come al solito – si tratta di una strategia piuttosto comune dal punto di vista della comunicazione politica degli ultimi anni – si cerca di portare l’attenzione dal problema particolare a una questione di carattere generale. Il singolo appartamento di Elisabetta Trenta non avrebbe certo risolto l’emergenza abitativa che c’è in Italia e che Luigi Di Maio fa bene a ricordare. Tuttavia, è ben diverso affrontare la questione per quella che è: un ex ministro che, attraverso una procedura comunque in apparenza regolare (ovvero l’assegnazione dell’appartamento al marito militare che, visto il ruolo, potrebbe averne diritto), riesce a mantenere l’alloggio che aveva a disposizione nell’esercizio delle sue funzioni anche quando la carica di ministro era cessata.
«Il problema non è la casa in sé»
Questo rappresenta il problema in sé. L’emergenza abitativa riguarda invece le migliaia di persone in attesa di un alloggio popolare, la guerra sulle graduatorie, l’incredibile pregiudizio nei confronti di stranieri che, in maniera del tutto regolare, riescono ad avere accesso al sistema Ater. Luigi Di Maio, forse, voleva dire che, al di là del singolo caso, i ministri dovrebbero dare l’esempio. Ma la vicenda della casa della Trenta è piuttosto circoscritta e, se proprio vogliamo generalizzare, va a riguardare un problema della classe dirigente del Movimento 5 Stelle: quest’ultima si è battuta contro i privilegi per anni, fino a far diventare questa sua battaglia un marchio di fabbrica. Adesso, invece, sembra essere vittima delle stesse tentazioni che voleva eliminare dagli ambienti della politica italiana.